La premier Giorgia Meloni nel 2021 ha guadagnato 151.915 euro. A tanto ammonta l’imponibile dichiarato al fisco, stando al modello 730 consegnato nel 2022 all’Agenzia delle entrate e pubblicato sul sito del governo come prevede la normativa sulla trasparenza. I redditi da lavoro ammontano a 98.471 euro, evidentemente l’indennità parlamentare, a cui si sommano 60mila euro di “altri redditi”. La leader di Fratelli d’Italia ha poi ricevuto 61.200 euro di contributi “a titolo di liberalità”, come emerge dalla tabella prevista dalla legge del 2013 che ha abolito il finanziamento pubblico diretto ai partiti.
Dalla dichiarazione emerge anche che ha goduto di 6.216 euro di detrazioni per interventi di “recupero del patrimonio edilizio e misure antisismiche” (l’agevolazione si spalma su 10 rate) e 499 euro per “interventi di risparmio energetico“, evidentemente per l’unico immobile di cui risulta proprietaria, l’appartamento di Roma dove vive con il compagno Andrea Giambruno e la figlia Ginevra. La dichiarazione non consente di capire se i bonus edilizi sono stati generati da lavori solo all’interno della casa della presidente del Consiglio o invece sulle parti comuni condominiali. Di sicuro, invece, la famiglia ha approfittato del bonus mobili del 50% di cui può usufruire chi ristruttura casa: compaiono infatti 689 euro di detrazioni per “spese arredo immobili ristrutturati”.
Secondo quanto riportato nella ‘dichiarazione della situazione patrimoniale 2022′ Meloni non possiede nessun altro bene immobile. Niente titoli azionari, obbligazionari o partecipazione societaria. L’attuale presidente del Consiglio non ha indicato lo stato civile. Dopo la vittoria alle elezioni e la nomina a capo del governo, la premier ha scelto di mantenere l’indennità parlamentare (è stata eletta alla Camera nella circoscrizione Abruzzo) rinunciando al compenso da presidente del Consiglio, che ammonta a 114mila euro lordi in base alla legge 218 del 1999. Riguardo ai ‘compensi connessi all’assunzione della carica’, dichiara infatti “in qualità di presidente del Consiglio, nonché membro della Camera dei deputati, di non percepire alcun compenso dalla presidenza del Consiglio, in base al divieto di cumulo con l’indennità spettante ai parlamentari” ai sensi dell’articolo 3 del decreto legge del 21 maggio 2013, n. 54. La dichiarazione di rinuncia porta la data del 20 gennaio.