Dopo la pubblicazione della sentenza sulla Juventus, con la stangata di 15 punti di penalizzazione, il procuratore della Federcalcio, Giuseppe Chinè (che aveva chiesto 9 punti di penalizzazione) e il numero uno della Figc, Gabriele Gravina, sono presi di mira via social con minacce ed insulti. L’aggressione social colpisce anche Francisca Ibarra, compagna del presidente federale, alla quale è stato attribuito un fake Instagram con il -15 e il logo del club bianconero. Dalla Figc filtra “sdegno per gli insulti e le minacce”, nonché “solidarietà ai destinatari di queste aggressioni social”.
La Corte d’appello della Figc ha la penalizzazione alla società bianconera da scontare subito nel procedimento sportivo sulle plusvalenze, riaperto nella seduta solo per la Juve, mentre sono stati prosciolti gli altri club per i quali la Procura federale aveva chiesto la revocazione dell’assoluzione arrivata nello scorso maggio. A chiedere la riapertura del procedimento era stato Chiné (nella foto) sulla base delle carte dell’inchiesta Prisma della procura della Repubblica di Torino, chiedendo però solo 9 punti di penalizzazione: la sentenza era andata oltre la richiesta.
Sanzioni pesanti anche per i dirigenti: due anni di inibizione per Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, 30 mesi per l’ex dirigente Juve, ora al Tottenham, Fabio Paratici, 16 mesi per il ds della Juventus Federico Cherubini. Infine, 8 mesi a Pavel Nedved, Enrico Vellano, Paolo Garimberti. Nei confronti del club bianconero, la volontà della procura guidata da Chinè era quella di rendere l’eventuale sanzione ‘afflittiva’, portando quindi il club bianconero virtualmente fuori dalla lotta per un posto in Europa, e la sentenza è andata ancora di più in questa direzione. Nei confronti delle altre società coinvolte (Sampdoria, Empoli, Genoa, Parma, Pisa, Pescara, Pro Vercelli e il vecchio Novara) erano rimaste invariate le richieste formulate dalla procura federale, quindi solo sanzioni, ma sono state prosciolte.