L’8 settembre del 1943 scelse la Resistenza. E' stata insignita dal ministero della Difesa della Medaglia della Liberazione. Nel 2018 ha ricevuto il Premio nazionale "Renato Benedetto Fabrizi" per l’impegno nella difesa della libertà nazionale durante gli anni della sua giovinezza. Sempre nel 2018 il Comune di Milano l'ha premiata con l’Ambrogino d’oro
È morta a 99 anni la giornalista e partigiana Francesca Laura Wronowski De Topòr, ultima nipote di Giacomo Matteotti. A 19 anni si avvicinò alla Resistenza, entrando a far parte della brigata Giustizia e Libertà, intitolata allo zio e capitanata dal cognato Antonio Zolesio (il comandante “Umberto”), marito della sorella Natalia. Sulla tessera del Corpo Volontari della Libertà il suo nome di battaglia come staffetta partigiana era “Kiky“. Ma Wronowski decise di utilizzare il secondo nome di battesimo, Laura. Prese parte a numerose azioni partigiane, fra cui la liberazione di venti prigionieri ebrei dal campo di Calvari. Terminata la guerra, intraprese la carriera giornalistica diventando professionista nel 1951. Si sposò con Massimo Fabbri e lasciò il lavoro alla nascita del figlio Maurizio. In seguito ha testimoniato a lungo ai giovani la sua esperienza di partigiana e il valore della memoria con incontri nelle scuole. “L’anti fascismo in casa di mia madre si respirava come l’aria”, dice nella video intervista che fa parte del memoriale virtuale della Resistenza (www.noipartigiani.it) creato da Gad Lerner e Laura Gnocchi per l’Anpi. La sua vicenda è stata raccontata da Zita Dazzi nel libro “Con l’anima di traverso. La storia di resistenza e libertà di Laura Wronowski” (Solferino, 2019).
Nel 2016 Laura Wronowski è stata insignita dal ministero della Difesa della Medaglia della Liberazione, in occasione del 70º anniversario della Liberazione. Nel 2018 ha ricevuto il Premio nazionale “Renato Benedetto Fabrizi” per l’impegno nella difesa della libertà nazionale durante gli anni della sua giovinezza. Sempre nel 2018 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro del Comune di Milano.
Era nata il 1° gennaio 1924 a Milano da Casimiro Wronowski de Topòr, giornalista del Corriere, e da Nella Titta, la cui sorella Velia era la moglie del deputato socialista Giacomo Matteotti. L’assassinio di Matteotti da parte dei sicari fascisti il 10 giugno del 1924 segna l’esistenza della famiglia. La fascistizzazione del “Corriere della Sera”, che nel novembre del 1925 portò all’estromissione di Luigi Albertini dalla direzione del giornale, determinò le dimissioni di diverse personalità antifasciste che collaboravano alla testata, tra cui il padre di Laura. La famiglia fu costretta a trasferirsi in Liguria, dove accolse anche i figli di Matteotti e visse una situazione di assillante controllo poliziesco. L’8 settembre del 1943 Laura Wronowski scelse la Resistenza.
Tra il giugno e il luglio del 1944 vi fu la prima vera azione da parte di Laura, la liberazione del campo di concentramento di Calvari. Il campo, situato presso la borgata di Calvari, precisamente nella località Piani di Coreglia, nel comune di San Colombano Certenoli, in provincia di Genova, era stato denominato “Campo 52”. Era un campo per internati civili, che all’inizio accolse prigionieri inglesi, neozelandesi e africani e successivamente anche ebrei. Fu un episodio non cruento, senza spargimento di sangue.
Solo dopo mesi e mesi di vita partigiana Laura riuscì a rivedere la madre, mentre il padre era stato arrestato in seguito ad una spiata (la madre non venne arrestata perché affetta da flebite) e portato nella “Casa dello Studente” di Genova, divenuta la principale sede della Gestapo. All’approssimarsi della Liberazione, comprendendo che ormai si stava per concludere quella dura esperienza, chiese al comandante Zolesio se poteva scendere anche lei a Genova, perché voleva essere presente a quell’avvenimento.
Il 9 settembre del 1943 Laura salì per la prima volta in Valfontabuona, in provincia di Genova, in bicicletta. Fu lei, infatti, ad essere incaricata a salire sulle montagne per scegliere una località che garantisse un minimo di sicurezza, e verificare anche la disponibilità dei contadini del posto. Iniziò così la “sua” Resistenza, che durò 18 mesi, tra le paure di una giovane donna e il pensiero di quello che la vita le avrebbe riservato. La sua prima azione fu quella di consegnare al partigiano “Paolino” una mezza banconota da 2 lire: Paolino aveva l’altra metà, in segno di riconoscimento. Con il nome di battaglia “Kiki”, Laura divenne la pioniera della formazione Giustizia e Libertà, dove all’inizio svolgeva compiti di staffetta informatrice e poi anche infermiera tuttofare. Si fidanzò con Sergio Kasman, ‘Marco’, capo di stato maggiore del Comando piazza di Milano per Giustizia e Libertà, venduto da una spia e ucciso a Milano il 9 dicembre 1944.