Qual è la differenza tra realizzarne una in cambio di denaro o grazie allo scambio con un altro calciatore. E poi: quest'ultimo tipo di operazione deve essere registrata nello stesso modo dalla Juventus e dagli altri club, secondo i principi contabili? Ecco alcuni punti cardine per provare a comprendere il caso
È il termine più caldo tra i tifosi di calcio nelle ultime settimane, ma essendo una vicenda molto tecnica è bene capire fino in fondo cosa è una plusvalenza e qual è la differenza tra realizzarla in cambio di denaro o grazie allo scambio con un altro calciatore. E poi: quest’ultimo tipo di operazione deve essere registrata nello stesso modo dalla Juventus e dagli altri club, secondo i principi contabili? Ecco alcuni punti cardine per provare a comprendere il caso delle plusvalenze nel calcio.
Cosa significa plusvalenza
La plusvalenza è la differenza positiva tra il valore di un bene in due momenti diversi. In campo calcistico, dunque, è la differenza tra quanto viene incassato per la cessione delle prestazioni del calciatore e il valore che il calciatore aveva a bilancio al momento della vendita.
Come si inserisce il valore di un calciatore a bilancio
Nel momento in cui viene acquistato è identico al prezzo di acquisto, ma nel tempo il suo valore decresce, in questo caso perché si riduce il numero di stagioni per le quali si può usufruire delle prestazioni del calciatore. Per riflettere questo deprezzamento, il valore viene ammortizzato per un numero di esercizi pari agli anni di contratto. Facciamo un esempio: la squadra Alfa acquista Zeta per 25 milioni di euro. E Zeta firma un contratto di 5 anni. All’inizio della terza stagione con la squadra Alfa il suo valore iscritto a bilancio sarà di 15 milioni di euro. Se in quel momento la squadra Alfa riuscisse a vendere Zeta in cambio di 40 milioni di euro, avrebbe realizzato una plusvalenza di 25 milioni di euro. In questo caso, va da sé che la squadra ha realmente incassato 40 milioni, una cifra maggiore rispetto al momento dell’acquisto, probabilmente per essere riuscita a valorizzare il calciatore che nel corso di quelle stagioni ha giocato bene ed è migliorato dal punto di vista tecnico. Evidentemente, in una situazione fisiologica questi casi non rappresenterebbero la maggioranza, e comunque dovrebbe registrarsi anche una perdita di valore di quel diritto sulle prestazioni sportive, cosa che invece è quasi assente.
Le plusvalenze “da scambio”
Nei casi contestati dalla procura di Torino e dalla Figc e considerati utili a imbellettare il bilancio, le plusvalenze vengono spesso realizzate in un altro modo. Non con la vendita attraverso il passaggio di denaro, ma con lo scambio tra due calciatori senza passaggio di cash. Il vantaggio, insomma, è solo contabile ma non porta realmente soldi nelle casse dei club. Un esempio: la squadra Alfa e la squadra Zeta scambiano i giocatori Rosso e Verde. Rosso ha un valore di 3 milioni di euro iscritto a bilancio dalla squadra Alfa, Verde ha un valore di 1 milione iscritto a bilancio dalla squadra Zeta. I giocatori vengono scambiati a un valore attribuito dalle due società di 20 milioni di euro. La squadra Alfa avrà quindi realizzato una plusvalenza di 17 milioni di euro, mentre Zeta di 19 milioni: un grande vantaggio immediato sul bilancio di quella stagione, potendo appunto segnare un valore positivo. Tuttavia nelle tasche di quella società non sarà entrato neanche un centesimo di euro: sono soldi virtuali, utili in ogni caso a compensare a livello bilancistico uscite reali (stipendi, trasferte, etc) per altrettanti milioni.
Il tema ammortamenti
Allo stesso tempo però la squadra Alfa ha anche da inserire a bilancio il giocatore Verde, ricevuto in cambio dalla squadra Zeta per 20 milioni. Diciamo che gli ha fatto firmare un contratto di 5 anni. Per ogni stagione iscriverà a bilancio una quota di ammortamento pari a 4 milioni di euro. La società quindi ha un vantaggio immediato grazie a quella plusvalenza da scambio (+17 milioni di Rosso) ma andrà ad appesantire il bilancio degli anni successivi. Solo che lo farà un po’ alla volta, sostanzialmente dilazionando e posticipando il problema. Utilizzare le plusvalenze in questo modo, in maniera sistemica e sistematica, rischia di ingenerare un loop: la società avrà sempre bisogno di quel tipo di operazioni a cifre sempre più alte per “sopportare” le quote di ammortamento che sono una voce negativa del bilancio.
Il “tornado” bianconero
Un esempio pratico: la Juventus – secondo l’impianto accusatorio della procura torinese – è arrivata ad avere bilanci in cui le plusvalenze rappresentavano il 29,1% dei ricavi (166 milioni di euro) nell’esercizio 2019/20. Quando nell’anno seguente, anche in seguito alle ispezioni Consob, il ricorso alle plusvalenze “da scambio” è notevolmente calato, i bilanci sono pesantemente piombati in rosso. In sostanza, come riassunto dagli inquirenti, le plusvalenze da scambio hanno “generato una autentica bolla, che si è autoalimentata nel corso del tempo, dovendo nuove plusvalenze coprire gli ammortamenti lasciati in eredità dall’esercizio precedente, in un’ottica di bisogno costante”.
La posizione della Juventus
Rispetto agli altri club di Serie A, la Juventus ha un ulteriore aspetto da considerare nella redazione del bilancio. Il club bianconero lo redige secondo i parametri Ias/Ifrs, essendo quotata in Borsa. Secondo quanto sostengono Consob e procura, le operazioni di mercato senza passaggio di cash avrebbero dovuto essere contabilizzate seguendo il principio Ias 38 paragrafo 45 che regola le permute, gli scambi appunto. È un passaggio chiave che supera il concetto di “come si fa a dire che il prezzo dello scambio era gonfiato?”. Nel caso di una permuta, quindi di uno scambio tra due calciatori, il principio contabile è quello di registrare l’immobilizzazione immateriale (i diritti delle prestazioni del calciatore scambiato) al valore contabile netto (cioè il suo valore iscritto a bilancio al netto di ammortamenti e svalutazioni) nel caso in cui “né il fair value (valore equo, ndr) dell’attività ricevuta (il calciatore acquisito) né quello dell’attività ceduta (il calciatore in uscita dalla rosa) sia misurabile attendibilmente”. In sostanza se la Juventus – e qualsiasi altra società calcistica quotata in Borsa – dà il calciatore Rosso di cui parlavamo prima in cambio del calciatore Verde, e non è in grado di dimostrare di dimostrare che il valore di Rosso è 20 milioni di euro, lo dovrà fare al suo valore contabile netto in quel momento.