“Abbiamo detto di costruire la strada dove non arrivavano le onde, ma non ci hanno ascoltato e per due volte è stata distrutta dalle mareggiate”. È la cronaca di un disastro annunciato quella che riguarda la passerella provvisoria costruita sulla spiaggia di Capoliveri, una località turistica sull’isola d’Elba, per collegare il Paese al cantiere del nuovo dissalatore.
Il Comune, tramite il responsabile dell’Ufficio Tecnico e Paesaggistico Federico Brugioni, inizialmente aveva dato un parere contrario alla realizzazione dell’opera ad Asa Spa (Azienda servizi ambientali), la società che gestisce la rete idrica locale. “Il Prefetto aveva chiesto di realizzare una via alternativa a quella che conduce al lido, che era stata bloccata gli scavi delle condutture – spiega l’ingegnere – Noi avevamo sconsigliato, dopo un sopralluogo, di costruire la strada così vicino al mare, con una prescrizione di buonsenso”. La questione è finita persino davanti al Tar della Toscana, che ha dato ragione all’azienda. Pochi giorni dopo la fine dei lavori di costruzione, nella notte tra l’8 e il 9 gennaio, la passerella è stata sommersa dall’acqua.
La “pista temporanea con funzione di viabilità alternativa” dovrebbe consentire ai mezzi di soccorso e ai residenti di raggiungere la località e ai mezzi pesanti di arrivare al cantiere, fino a marzo 2023. Asa, dopo il contenzioso in tribunale, aveva garantito l’attivazione di un servizio di guardia permanente, per bloccare il passaggio in caso di allerta meteo ed evitare incidenti. Dopo la prima mareggiata, che ha danneggiato le piastre carrabili, “disperdendo tutta la plastica in mare”, la carreggiata è stata ristretta. Non è bastato però a salvare la passerella, che, pochi giorni più tardi, complice il vento di Scirocco, è stata coperta da alghe e sabbia, diventando di nuovo inagibile.
“Non sappiamo ancora quali sono i danni ambientali e quali saranno le conseguenze – spiega Brugioni – Per ora c’è stato solo un sopralluogo dei vigili”. La passerella non è l’unica opera contestata dalla cittadinanza di Capoliveri. Nel Comune elbano c’è una forte contrarietà anche al dissalatore, che dovrebbe entrare in funzione entro l’estate 2024. L’amministrazione, insieme a diverse realtà ambientaliste del territorio, ha promosso diversi ricorsi al Tar, tutti respinti per il momento. Il sistema di aspirazione dell’acqua di mare sorgerà infatti a poca distanza da una località balneare molto frequentata. Nonostante le richieste degli abitanti, la Regione Toscana non ha concesso la Valutazione di impatto ambientale (Via), necessaria a stabilire se l’opera sarà compatibile con il paesaggio dell’isola. Al centro delle discussioni c’è però anche la sua utilità.
I dissalatori infatti filtrano l’acqua del mare, per ricavarne acqua dolce per l’uso quotidiano e sono molto utili nelle zone afflitte da carenza idrica, come tradizionalmente sono le isole. La realizzazione di questi impianti però è molto costosa e il loro funzionamento richiede molta energia, oltre a rilasciare una soluzione di scarto ad alta concentrazione di sale, la salamoia, che viene poi smaltita in mare. Nell’arcipelago toscano attualmente ce ne sono sulle isole del Giglio, Capraia e Giannutri. All’Elba i problemi di approvvigionamento riguardano soprattutto il periodo estivo: ai 30mila abitanti si aggiungono infatti quasi 300mila turisti.
“L’acqua viene per metà da fonti locali per l’altra da un condotto sottomarino che dalla Val di Cornia, vicino a Piombino, dove le falde si stanno abbassando”, spiega Umberto Mazzantini di Legambiente Arcipelago. La tubatura che lega l’isola alla terraferma è vecchia e sostituirla sarebbe molto costoso, secondo l’autorità idrica della Toscana. Anche i bacini sull’isola non sarebbero ulteriormente sfruttabili, afferma un rapporto commissionato da Asa all’Università di Siena. Per questo si è optato per la costruzione del dissalatore.
Le polemiche però non si fermano. “Certamente c’è un impatto ambientale – dice Mazzantini – ma dopo le nostre osservazioni è stato fortemente ridimensionato: ci sarà un risarcimento per la distruzione della posidonia oceanica e c’è un recupero più forte della salamoia e delle altre sostanze di scarto. Resta il consumo di energia, per il quale avevamo chiesto un impianto fotovoltaico ed eolico. Pochi sembrano ricordarselo – conclude – Negli Anni Novanta arrivavano le navi cariche di acqua e d’estate c’era il razionamento. La polemica attuale mi sembra eccessiva”.