Con le accuse di maltrattamenti e abusi sessuali nei confronti di 25 pazienti psichiatriche ricoverate nella struttura sociosanitaria “Opera don Uva“ di Foggia, trenta tra operatori sanitari, infermieri e ausiliari sono stati raggiunti da misure cautelari. Quindici di loro sono stati arrestati: sette sono stati sottoposti alla custodia in carcere e otto agli arresti domiciliari. Degli altri quindici, 13 dovranno osservare il divieto di dimora a Foggia con contestuale divieto di avvicinamento alle presunte vittime, due il solo divieto di dimora. Agli indagati sono contestati a vario titolo due espisodi di violenza sessuale, 19 episodi di maltrattamenti, 13 di sequestro di persona e uno di favoreggiamento personale: quest’ultima accusa fa riferimento al tentativo di cercare le microspie e telecamere installate nella clinica dai carabinieri per accertare le violenze. Quasi tutti i reati sono aggravati dall’essere stati compiuti ai danni di soggetti gravemente disabili, dall’aver agito con crudeltà e approfittando dello stato di minorata difesa delle vittime, ospiti del reparto femminile di psichiatria di lunga degenza, tutte tra i quaranta e i sessant’anni, in condizioni di incapacità e o di inferiorità fisica o psichica.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Foggia, è stata avviata la scorsa estate e condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo e del Nas. Nelle 314 pagine dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari, il gip parla di uno scenario “agghiacciante“: gli indagati sono accusati di aver chiuso le pazienti a chiave nelle stanze, averle legate ai letti o alle sedie con le lenzuola, nonché umiliate, picchiate, minacciate e offese approfittando dell’età avanzata e della disabilità. I maltrattamenti erano quotidiani: le donne venivano afferrate per i capelli e per il corpo, colpite al volto con schiaffi e pugni e trascinate per i corridoi. A un operatore socio-sanitario è contestato di aver abusato di una paziente, a un altro di aver indotto un paziente alla violenza. Perquisiti, oltre alle abitazioni dei trenta indagati, anche gli uffici ed i locali della struttura sanitaria, i cui dirigenti non risultano coinvolti: “Abbiamo provveduto alla sospensione di tutte le persone coinvolte e procederemo ai licenziamenti laddove ce ne saranno gli estremi”, ha affermato l’amministratore delegato.