Costrette a “saltare pranzi o la scuola“, punite “facendo eseguire esercizi eccessivi fino alla sfinimento anche all’aperto sotto il sole cocente“, costantemente “insultate, alcune malmenate, tutte punite”. E ancora: a una di loro veniva detto di “non poterla vedere con le caviglie grosse, con il collo grosso, stava ingrassando troppo” come fosse “un maiale“. Così la gip Francesca Grassani nell’ordinanza di misure cautelari descrive i maltrattamenti di cui è accusata Stefania Fogliata, l’allenatrice 30enne dell’Accademia di ginnastica ritmica ‘Nemesì di Calcinato, nel Bresciano. Un documento di 49 pagine che motiva la decisione di vietare a Fogliata – indagata dalla Procura di Brescia – di esercitare la professione per un anno.
L’inchiesta bresciana è uno dei due filoni che riguarda i casi di abusi e vessazioni psicologiche nella ginnastica ritmica italiana. Non è collegata all’indagine dei pm di Monza che invece riguarda l’accademia federale di Desio, dove si allena la Nazionale, l’allenatrice federale Emanuela Maccarani e la sua assistente Olga Tishina. Quanto raccolto dagli inquirenti guidati dal procuratore Francesco Prete traccia però un quadro abbastanza preciso del contesto nel quale si allenavano almeno 8 atlete, considerate vittime dei maltrattamenti. L’inchiesta è partita proprio dalla denuncia della madre di una delle ginnaste. Poi loro stesse sono state ascoltate in audizioni protette. Gli agenti hanno prelevato pc e cellulari dell’allenatrice Fogliata e in palestra stanno cercando di verificare quanto raccontato nelle denunce. Nella sua ordinanza , però, la gip del tribunale di Brescia Grassani parla di “quotidiano stillicidio di improperi e umiliazioni ai quali si sono sommate le percosse“.
Per la giudice, che accoglie l’impianto accusatorio, sono almeno 8 le atlete che sarebbero state costrette a “saltare pranzi o la scuola” e ad “allenamenti ed esercizi gravosi esasperandole per finalità agonistiche”. Fogliata “trovava ogni scusa per punirle facendo eseguire esercizi eccessivi fino alla sfinimento anche all’aperto sotto il sole cocente – si legge nel capo d’imputazione – offendendole, denigrandole ed elargendo penitenze a tutte” anche per errori commesse da una sola ragazza nella quale veniva instaurato un “inevitabile disagio e senso di colpa“. L’istruttrice originaria di Desenzano del Garda, che nelle carte viene più volte descritta dai testimoni come sull’orlo di una crisi di nervi, ha “esercitato la sua attività professionale incurante delle stress psicologico provocato in ragazzine infraquattordicenni” la quali nonostante “il disagio manifestato con il pianto” sono state costantemente “insultate, alcune malmenate, tutte punite“.
Nel mirino dell’allenatrice anche l’incapacità di “soddisfare la pretesa all’esecuzione perfetta dell’esercizio ginnico” o “le fattezze fisiche non corrispondenti al suo ideale del ‘fisico d’atleta’”. Una vera e propria ossessione, stando all’accusa, quella per il cibo e l’alimentazione delle minori. A una di loro veniva detto di “non poterla vedere con le caviglie grosse, con il collo grosso, stava ingrassando troppo” come fosse “un maiale”. La 30enne istruttrice, difesa dagli avvocati Paolo Botticini e Alessandro Romano del foro di Brescia, avrebbe ostentato secondo chi indaga una “ossessiva ed esasperata pressione per dimagrire sempre di più”, con “pressioni anche da casa, con messaggi e domande su quanto e cosa avesse mangiato”. Emblematiche – scrive la gip – le chat allegate alla denuncia in cui “l’indagata invitava persino la minore a sfruttare la quarantena Covid per non mangiare o a riempirsi la serata di impegni per evitare di avere il tempo di pensare al cibo”.
Questi comportamenti, stando a quanto si legge sempre nell’ordinanza, hanno portato a pesanti conseguenze sulla salute mentale delle giovani atlete, come dimostrerebbe la confidenza che na delle atlete di Stefania Foglietta faceva il 6-7 agosto 2022 a un’altra persona via telefono: “Voglio staccarmi da questo mondo, non voglio salire sulla bilancia ogni giorno, non voglio cambiare umore al mattino se allo specchio mi vedo un pò gonfia, non voglio fare la scuola privata la sera stanca, voglio avere una buona istruzione per fare l’università, voglio uscire con i miei amici il pomeriggio, andare a scuola il mattino, studiare il pomeriggio, non voglio far spendere altri soldi ai miei genitori, voglio una vita normale”. La giovane, minorenne, si confidava anche sulle sue difficoltà nel raccontare gli episodi ai genitori ed elencava le sue frustrazioni, seppur affermando: “Io non voglio continuare […] anche se è una str**** il suo lavoro lo fa come nessuno in Italia, nel senso che i suoi esercizi alla fine sono il mio stile e questa è l’unica cosa per cui sono ancora qui“.