La sentenza riguarda il genovese Andrea Savaia e i romani Maurizio Ciocca e Daniel De Filippis. Al primo il pm contestava i reati di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale mentre agli altri due impuntano solo devastazione
Tre condanne in abbreviato per l’assalto alla sede della Cgil, avvenuto a Roma il 9 ottobre del 2021. Il gup, al termine di un processo svolto con rito abbreviato, ha inflitto sei anni a Andrea Savaia, genovese di 54 anni e a 4 anni due romani, il 37enne Maurizio Ciocca e Daniel De Filippis. Nei confronti di Savaia, legato ai movimenti no Green pass, il pm contestava i reati di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale mentre agli altri due impuntano solo devastazione. Per questa vicenda l’attivista ligure era stato raggiunto della misura cautelare degli arresti domiciliari, per i due romani obbligo di firma.
Savaia venne arrestato, assieme ad altri, il 14 gennaio dell’anno scorso a poche ore da una altra manifestazione prevista a Roma. Nell’ordinanza cautelare il gip scrisse che “l’intensità offensiva delle condotte contestate e l’imminente svolgimento di una altra manifestazione indetta dal movimento No vax – consolidano e rendono quanto mai attuale le esigenze cautelari”. Per il giudice “è necessario intervenire con i presidi che impediscano adesso e nel prossimo futuro che costoro possono strumentalizzare libere e pacifiche manifestazioni di pensiero, insinuandosi pericolosamente nei cortei per alimentare gli animi dei facinorosi e fomentare azioni di violenza”.
A luglio sempre il gup di piazzale Clodio ha emesso le prime sei condanne per l’assalto di Corso d’Italia. Pene tra i sei e i 4 anni mezzo. Tra i condannati anche Fabio Corradetti, figlio della moglie del leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino, a cui sono stati inflitti sei anni. Stessa pena per Massimiliano Urisno, leader palermitano di Forza nuova. Secondo quanto ricostruito Corradetti faceva parte di un gruppo composto da circa 50 persone “che aveva avuto un ruolo decisivo nel creare criticità per l’ordine e la sicurezza pubblica” e per “produrre violenti scontri, in particolare tra coloro che avevano forzato gli sbarramenti a Piazzale Flaminio“, come scrissero i giudici del tribunale collegiale nel provvedimento con cui ribadirono il carcere per il ventenne. Intanto mercoledì è in programma l’udienza del processo principale che vede imputati anche i leader di Forza Nuova, Roberto Fiore e Giuliano Castellino. Prevista l’audizione degli imputati.
Secondo l’impianto accusatorio nel blitz di Corso d’Italia fu Fiore ad avere il ruolo di leader. Nelle motivazioni con cui il gip respinse una istanza di scarcerazione avanzata dalle difese si affermava che il fondatore di Forza Nuova “non si espone nei comizi, non collabora alla devastazione dei locali del sindacato, ma organizza la manifestazione, dirige i cortei, ne stabilisce i percorsi, tratta e parla con le forze dell’ordine e decide finanche quando l’azione criminosa deve cessare”. Agli atti dell’indagine anche una serie di testimonianze tra cui quella di alcuni operatori di polizia a cui Castellino si rivolge affermando: “Portateci da Landini o lo andiamo a prendere noi“. Lo stesso segretario generale del sindacato è stato sentito come testimone nel processo e ha descritto l’assalto “come un atto contro lavoratori che hanno deciso di organizzarsi in organizzazione. Una devastazione inaccettabile”.