Baguette in mano e grembiule bianco in vita, i panettieri francesi reclamavano misure significative per far fronte all’impennata del costo dell’energia. Le testimonianze raccolte da ilfattoquotidiano.it: "In Dordogna facciamo un pane che si cuoce in un’ora e mezza in forno. Prima lo facevamo tutti i giorni, oggi solo due giorni a settimana"
Non è il mestiere che si vede più spesso in piazza. Ma il 23 gennaio erano in centinaia a gridare il loro malcontento in una marcia verso il ministero dell’Economia e delle Finanze, a Parigi. Baguette in mano e grembiule bianco in vita, i panettieri francesi reclamavano misure significative per far fronte all’impennata del costo dell’energia. Venuti da tutta la Francia, e accompagnati da altri piccoli commercianti altrettanto esposti agli aumenti, come ristoratori e lavanderie, i professionisti simbolo di un “savoir-faire” tutto francese hanno protestato contro l’esecutivo e chiesto interventi concreti. “Baguette all’Unesco, panettieri a bocca asciutta”, diceva un cartello, mentre in mezzo ai manifestanti pendeva un panettiere fantoccio impiccato. Uno slogan che rievocava il riconoscimento della baguette come “bene immateriale dell’umanità”, arrivato a dicembre scorso e che lo stesso Emmanuel Macron ha rivendicato. Un’attenzione che i panettieri chiedono anche ora che faticano a far fronte a tutte le spese.
A pochi giorni dallo sciopero generale contro la riforma delle pensioni, la manifestazione ha radunato centinaia di persone in Place de la Nation, nel centro della Capitale. All’iniziativa di protesta, organizzata dal “Collettivo per la sopravvivenza dei panettieri e dell’artigianato”, creato a maggio scorso per allertare su una situazione divenuta oggi grave per molti, non ha invece preso parte la “Confederazione nazionale della panetteria-pasticceria francese” (CNBPF), che si è detta soddisfatta dei negoziati in corso con il governo.
Salvare la professione – “Su 13mila euro di elettricità all’anno passerò a 35000. Realisticamente, considerando i benefici di un panettiere sul bilancio annuale, non si può fare”, spiega ilfattoquotidiano.it Isabelle Nimal, panettiera della Dordogna, nel sud-ovest della Francia. È lei, insieme ad altri colleghi, all’origine dell’associazione Udabi (Unione dei panettieri indipendenti), che vuole unire le forze per salvare la professione con tutte le sue 35 000 panetterie.
“In Dordogna facciamo un pane che si cuoce in un’ora e mezza in forno. Prima lo facevamo tutti i giorni, oggi solo due giorni a settimana. Non abbiamo ancora ridotto il personale perché nel nostro mestiere è già difficile trovarne, ma ho paura di dover chiudere bottega, licenziare i miei dieci dipendenti e ritrovarmi per strada. Perché in quanto commercianti abbiamo pensioni molto basse. Io non mi rifiuto di lavorare, ma oggi mi stanno togliendo il mio lavoro. Non vedo come potrò lavorare fino a 64 anni se non me lo permettono a 55”, prosegue Nimal, riferendosi alla riforma delle pensioni contestata in Francia proprio in questi giorni.
Alcuni, come Stéphane Maginot, panettiere da 17 anni nella Meuse, nell’est della Francia, hanno già dovuto ricorrere al licenziamento. “La nostra cassa si riduce a vista d’occhio e a un certo punto siamo stati costretti a licenziare uno dei nostri due panettieri. Pagavamo tra gli 800 e i 1 000 euro di elettricità, oggi siamo praticamente a 4mila. Abbiamo aumentato un po’ i prezzi ma il problema è che i clienti non compreranno più. Mettere la baguette a 1,50 o 2 euro non può essere la soluzione”, sottolinea il panettiere che ricorda anche l’aumento dei prezzi delle materie prime. Un aumento che varia “tra il 30% e il 100% per alcuni prodotti. Accumulando i due fattori le cose si fanno davvero complicate, è una missione impossibile. Ma non pagheremo a lungo perché a un certo punto non ce la faremo più. Se lo Stato non ci aiuta moriremo tutti”, conclude, amaro.
Tetto al prezzo per tutti – Per non finire sul lastrico, i panettieri e gli altri commercianti hanno un’unica parola d’ordine: “tetto al prezzo per tutti”. Gli aiuti messi oggi a disposizione dal governo, oltre ad essere poco conosciuti dalle imprese, sono infatti considerati insufficienti per delle aziende le cui fatture sono, in alcuni casi, anche dieci volte più alte. Tra gli aiuti attuali, come un ammortizzatore sul prezzo dell’elettricità, una proroga per il pagamento delle imposte o l’interruzione senza costi dei contratti di gas e elettricità, molti vengono giudicati blandi, troppo complessi e vincolanti. Esiste già ad esempio un tetto che permette di limitare l’aumento dei prezzi di gas e elettricità al 15%, ma è valido solo per le microimprese con un contatore elettrico di una potenza inferiore ai 36 kVA. Molti panettieri non ne possono quindi beneficiare a causa del loro alto consumo di energia.
“Su un aumento di più di 20mila euro mi propongono 6mila euro di aiuti. Oggi chiediamo il tetto al prezzo per tutti perché è l’unico modo per salvarci”, riassume Isabelle Nimal. “I documenti da riempire sono infiniti e spesso non si soddisfano tutte le condizioni. Ci hanno promesso il 20% sull’elettricità, ma 20% è troppo poco, non ne vale neanche la pena. Dobbiamo tornare ai prezzi di prima”, aggiunge Stéphane Maginot riferendosi all’ammortizzatore.
Al fianco dei manifestanti, diversi rappresentanti politici hanno mostrato il loro supporto. Sia a sinistra, con una decina di deputati della France Insoumise (LFI), che all’estrema destra, con diverse figure del Rassemblement National. Tra loro, molti chiedono l’estensione del tetto sui prezzi e, alcuni, l’uscita dal mercato europeo dell’energia. Ma Isabelle Nimal, accolta la mattina stessa all’Assemblea Nazionale da alcuni deputati socialisti, avverte: “La battaglia per l’elettricità non è una battaglia politica”.