La donna, a cui è contestato il reato di diffusione di riprese e registrazioni fraudolente, "ha integralmente confermato le dichiarazioni già rese in precedenza agli inquirenti”, ha spiegato l’avvocato Giulio Vasaturo, che ha chiesto al pm di acquisire al più presto il cellulare della sua assistita, "in modo da smentire definitivamente ogni ricorrente e mistificante insinuazione complottista”
È stata ascoltata lunedì in Procura a Roma, su richiesta del suo difensore, la professoressa che il 23 dicembre 2020 ha effettuato alcune fotografie e due video del senatore Matteo Renzi mentre interloquiva con l’allora dirigente dei servizi segreti Marco Mancini all’Autogrill di Fiano Romano. Sulla vicenda, la Procura ha chiuso le indagini nei suoi confronti contestando il reato di “diffusione di riprese e registrazioni fraudolente” (articolo 617-septies del codice penale).
“La donna, fonte giornalistica della testata Report, ha integralmente confermato le dichiarazioni già rese in precedenza agli inquirenti”, ha spiegato l’avvocato Giulio Vasaturo, che ha chiesto al pm di acquisire al più presto il cellulare della sua assistita al fine di ricostruire “in maniera inoppugnabile, anche attraverso i rilievi tecnico informatici, tutti gli spostamenti della donna in quella giornata, in modo da smentire definitivamente ogni ricorrente e mistificante insinuazione complottista”.
Già nei mesi scorsi la Digos di Roma aveva inviato alla Procura un’informativa in cui smentiva i timori di Renzi sulla possibilità che l’insegnante avesse avuto una motivazione diversa dalla semplice curiosità per registrare con lo smartphone la chiacchierata tra luie l’ex dirigente del Dis. Nelle scorse settimane anche la trasmissione Non è l’Arena di Massimo Giletti ha segnalato presunte incongruenze nella ricostruzione degli spostamenti della donna, che rischia un processo per un reato che punisce essenzialmente chi diffonde con registrazioni di incontri privati compiute in modo fraudolento.