Politica

L’Italia ha svenduto le sue fonti nazionali. Il governo Meloni deve attenersi alla Costituzione

Quello che sta avvenendo in Italia, come si rileva dai mass media degli ultimi giorni, è la conclusione del patto scellerato che nel corso di oltre sessanta anni si è attuato, certamente in massima buona fede, tra finanza e politica, al fine di accentrare la ricchezza nelle mani di pochi aumentando la larga platea dei poveri.

Tale conclusione si è manifestata soprattutto nella ferrea volontà espressa dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di voler “evitare gli abusi” (inesistenti a causa di una legge ad hoc) nelle intercettazioni dei pubblici ministeri eliminando taluni reati per i quali è ammessa l’intercettazione: i reati di mafia e i pericolosissimi reati della corruzione, che consiste nei vantaggi concessi da soggetti della Pa a singole persone, e della concussione, consistente nella richiesta di somme di denaro o altre utilità da parte di agenti della pubblica amministrazione per concedere determinati provvedimenti amministrativi.

Le parole di Nordio, e precisamente l’espressione “l’Italia non è fatta tutta di pm”, suonano come un attacco al buon nome della magistratura e fanno capire che lo stesso Nordio tiene più in conto la difesa del soggetto reo imputato di reati gravissimi anziché dell’intera collettività che subisce stragi, distruzioni e danni da parte della malavita organizzata o di singoli soggetti.

Altro argomento molto indicativo dell’accordo tra politica e finanza riguarda la triste conclusione del trasporto aereo in Italia. Infatti sulle ceneri della gloriosa Alitalia, ridimensionata dal governo Conte nella minuscola Ita, si stanno avventando gli avvoltoi: sia di Lufthansa, che vuole acquistare il 40% delle azioni di Ita salvo andar via se le cose non andassero nel senso voluto, sia l’irlandese Ryanair, la quale pretende la cessione degli slot (diritti di atterraggio e di decollo) per il fatto che essa ha in animo di aumentare il traffico dei suoi boeing negli aeroporti italiani.

Terzo aspetto è quello che riguarda la impressionante diminuzione dei posti di lavoro in Italia, dei quali 1,6 milioni sono stati volontariamente lasciati da lavoratori che hanno cercato un impiego più redditizio, magari all’estero, mentre i posti lasciati liberi per i licenziamenti sono stati nel 2022 quasi il doppio di quelli del 2021. Tutto questo è avvenuto perché oggetto dell’accorto tra politica e potentati economici e finanziari è stato l’attuazione del pensiero neoliberista, il quale ha dato una nuova definizione dell’economia, affermando – sono parole di Milton Friedman – che questa non è più l’economia dello scambio, ma quella della concorrenza: un vero e proprio colpo di genio!

Un principio fatto passare come una verità scientifica laddove si tratta solo di un’enorme menzogna che ha aperto la strada, come sottolinea Sergio Latouche, a una guerra di tutti contro tutti, considerando i beni economici una preda da acquistare in tutti i modi possibili. Una realtà che, sempre in massima buona fede, è stata seguita dai nostri governanti e, specialmente, dal grande ispiratore delle privatizzazioni Mario Draghi – il quale, sul panfilo Britannia di fronte a cento delegati della City londinese, ritenne di poter affermare che era indispensabile procedere alle privatizzazioni delle maggiori aziende pubbliche per ottenere un cambio socio-economico di grande portata, una mutazione che avrebbe avuto bisogno di un forte appoggio politico evidentemente anche straniero.

Così l’Italia ha svenduto (e Alitalia è un esempio lampante) le sue fonti di produzione nazionale togliendo al popolo posti di lavoro ed eliminando la proprietà pubblica demaniale dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia, delle attività oggetto di situazione di monopolio, quasi tutti ceduti a privati che si sono arricchiti sulle lacrime e sul sangue di una infinità di italiani, in gran parte costretti alla povertà assoluta, e tutto questo in palese contrasto con i principi fondamentali della Costituzione che parla di solidarietà e non di concorrenza. Ed è alla Costituzione che devono strettamente attenersi il ministro Nordio e la Presidente Giorgia Meloni.