Secondo quanto rivelato da Politico, Madalena Kaili ha cercato di rimuovere dai registri della trasparenza dell'Ue il nome della ong greca MADE Group, in passato beneficiaria di finanziamenti e progetti. A Bruxelles era conosciuta come direttrice esecutiva di ELONtech, un osservatorio per tecnologie come l'intelligenza artificiale e la blockchain
Si muove attorno ai familiari più stretti di Eva Kaili, padre e sorella, il nuovo fronte che tocca gli interessi, di ieri e di oggi, dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo arrestata a dicembre con l’accusa di corruzione nell’ambito del Qatargate. Si tratta di Madalena e di suo padre Alexandros, due figure nevralgiche per decrittare mosse e azioni della deputata greca, attualmente ancora in carcere in Belgio.
Madalena Kaili si sta preoccupando di eliminare alcune tracce sulle attività comuni che aveva con Eva nel settore targato Ong. Lo dimostra il tentativo di rimuovere il nome della Ong greca di Madalena, MADE Group, dai registri della trasparenza dell’Ue. Si tratta di una realtà che aveva sviluppato una rete di progetti strettamente allineati con il lavoro di Eva in parlamento. MADE Group ha più volte partecipato a bandi Ue arrivando anche a ricevere più di centomila euro da un programma pilota promosso da Eva Kaili in Parlamento.
Come riportato da Politico, a Bruxelles Madalena era conosciuta come direttrice esecutiva di ELONtech, un osservatorio per tecnologie come l’intelligenza artificiale e la blockchain, i cui eventi a volte si tenevano al Parlamento europeo e vedevano Eva come relatrice. Dopo lo scoppio dello scandalo Qatargate alla fine del 2022, ELONtech è passata rapidamente inosservata, rimuovendo tutti i riferimenti a entrambe le sorelle dal suo sito Web. Madalena ha recentemente chiesto all’organizzazione LobbyFacts.eu di eliminare tutte le informazioni sull’attività.
Un nome di peso, come Vicki Kan, ovvero uno dei gestori di LobbyFacts.eu, ha detto a Politico che Kaili ha inviato molte altre e-mail chiedendo la rimozione delle informazioni di ELONtech. Va ricordato che l’attività legata alle Ong di Kaili parte nel 2013 quando assume la presidenza del Centro di ricerca per le questioni di uguaglianza dove Eva, violando il regolamento interno, ha subito assunto la sorella Madalena, che però non si era mai vista: entrambe avevano un’amica segreta, che lavorava in una ONG con sede a Ilion che aveva intrapreso programmi del Green Fund. Madalena era anche nel consiglio della ONG in questione.
Ma al di là del caso relativo alla sorella di Eva Kaili, la questione si intreccia con altri due filoni: da un lato le elezioni in Grecia del prossimo aprile e dall’altro il posizionamento complessivo in vista delle urne europee del prossimo anno visti i riverberi sul mondo socialista. Intanto torna di attualità il padre di Eva, protagonista della nota fuga con una valigia piena di soldi dal Sofitel di Place Jourdan. Si tratta di una figura molto in vista il cui bacino elettorale non è di piccola taglia e su cui si stanno concentrando gli appetiti delle forze politiche greche in vista delle elezioni in programma la prossima primavera.
Il signor Alexandros, nato a Istanbul, da subito ha supportato la figlia nella carriera politica: prima posizionato a destra nei suoi anni da studente, poi si è avvicinato al partito nazionalista di Karatzaferis, per poi affiliarsi ai socialisti del PASOK. Già membro del consiglio di amministrazione dell’ospedale Papageorgiou, nella regione della Macedonia centrale, nominato dall’attuale ministro conservatore Adonis Gheorghiadis, pur non avendo il minimo legame con il campo sanitario poiché aveva studiato ingegneria meccanica, era vicinissimo ad un nome discusso della politica greca come il Prefetto di Salonicco, Panagiotis Psomiadis. Quest’ultimo è stato protagonista di uno scandalo giudiziario nel 2011 quando venne accusato di corruzione in una maniera alquanto originale: appalti da centinaia di migliaia di euro erano stati suddivisi in piccoli lavori da 45mila euro, per essere dati in affidamento diretto. L’accusa comprende 456 progetti nel periodo 2005-2010, con un danno allo Stato greco superiore a 4 milioni di euro.