Cultura

“Zerocalcare. Dopo il botto”, alla Fabbrica del Vapore di Milano la mostra del fumettista tra disincanto, politica e ironia

La mostra ideata da Silvia Barbagallo, prodotta da Arthemisia e organizzata da Minimondi Eventi e Arthemisia in collaborazione con Piuma, è stata curata da Giulia Ferracci, presenta al pubblico oltre 500 tavole originali, video, bozzetti, illustrazioni e un'opera site specific

di F. Q.

Una esperienza immersiva nel mondo, tragico, disincantato ma sempre ironicamente resistente, di Zerocalcare. La Fabbrica del vapore di Milano fino al 23 aprile sarà il grande libro di fumetti Michele Rech da osservare, leggere e anche ascoltare grazie alle installazioni audio video. Ogni parete e anche qualche pavimento raccolgono tutto l’universo dell’artista aretino di nascita ma romano in ogni sua espressione. La mostra, “Zerocalcare. Dopo il botto”, racconta la passione politica, il potere che schiaccia gli ultimi, la disgregazione sociale aggravata dalla pandemia; la solitudine e la distanza dalla realtà come caratteristica della vita di tanti. Ma anche la crisi globale e un nuovo conflitto, stavolta alle porte dell’Europa. Senza dimenticare mai l’attenzione per Kobane, la città martire siriana ai confini con la Turchia dove il fumettista è stato due volte e per cui ha sempre un tratto di matita o penna da utilizzare per ricordarne la tragicità del destino.

La mostra ideata da Silvia Barbagallo, prodotta da Arthemisia e organizzata da Minimondi Eventi e Arthemisia in collaborazione con Piuma, è stata curata da Giulia Ferracci, presenta al pubblico oltre 500 tavole originali, video, bozzetti, illustrazioni e un’opera site specific. Chi entra si trova immerso dentro un agglomerato urbano come dopo una catastrofe con una strada circondata da palazzi disegnati dall’autore: parte da qui – dagli occhi e dai ‘tentacoli’ di chi da quei palazzi cerca disperatamente di uscire – l’invito di Zerocalcare a riflettere sul quello che viviamo e sull’impegno per la collettività a cui ognuno di noi è chiamato, nonostante la paura verso l’altro creata dalla pandemia.

Di fronte la nostro sguardo c’è subito il grande asteroide che brucia e cade sulla gente. Nelle varie sezioni della mostra uno dopo l’altro appaiono i personaggi più celebri del fumettista – dal Cinghiale, al Secco, Lady Cocca, Martha – accanto ad alcuni temi ‘cardine’ affrontati nelle sue pubblicazioni, dalla resistenza del popolo curdo ai lavoratori che protestano per condizioni di vita più dignitose, fino alle battaglie condotte dalla gente comune per una società più giusta. Ci sono le dediche a Orso Rifredi, Lorenzo Orsetti, il fiorentino morto il 18 marzo 2019 combattendo al fianco dei curdi contro l’Isis a Baghuz, in Siria. E c’è ovviamente Genova 2001 con le tavole dedicate al reato di devastazione e saccheggio contestato a molti manifestanti e considerato una sorta di eredità giurassica quando c’erano i dinosauri.

I lavori offrono la possibilità di uno sguardo intenso e, a tratti, divertente su due mondi differenti, uno interno, con le tavole, come La Rabbia del 2016, che si riferiscono alla sua tribù punk di appartenenza – e l’altro esterno all’autore, legato alla vita quotidiana, alle paure, alle angosce ma anche allo sguardo più ironico e leggero. A chiudere il percorso sono infine i Santi protettori, ritratti su tela e foglie d’oro provenienti dall’immaginario mitico dell’autore: qui i visitatori troveranno T-rex e Lady Cocca del Robin Hood, Kurt Cobain e l’anarchico italiano Gaetano Bresci, fino alla coraggiosa difensora dei diritti umani Nasrin e al Secco, storico amico di Rech.

Ciò che colpisce di Zerocalcare, nella cui mostra sono presenti anche i manifesti disegnati per le iniziative di diversi sociali o in ricordo di vittime come Davide Cesare detto Dax (ucciso a Milano da due fascisti, Milano 16 marzo 2003) è un’anima prismatica capace di disegnare e in qualche modo rendere meno dolorose le solitudini di ognuno di noi, gli egoismi personali che ci attanagliano. Sicuramente Zerocalcare non vuole insegnare, né indicare strade o sentirsi un riferimento culturale (e basti vedere la sua carrellata per capire quanto sia lontano da questo intento) ma parlare alla sua e alle nostre coscienze, magari richiamare a un idem sentire collettivo collegato all’ideale di resistenza politica, per fare “un pezzo di strada insieme”. A testimonianza della condivisione che Zerocalcare sente fortemente del suo lavoro è la scritta sulla parete finale: “Questa mostra esiste grazie a chi l’ha curata, montata, installata, imbullonata, e a chi ha animato le esperienze, collettive che io ho potuto disegnare. Fuori dalla collettività c’è solo la mitomania”. E a breve dopo il successo della serie Netiflix, Strappare lungo i bordi le cui immagini sono presenti nella mostra con il trailer da poter guardare seduti, l’artista proporrà un nuovo progetto. Siamo qui ad aspettarlo.

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