L'imbarcazione di Medici senza frontiere ha spiegato di aver agito "in conformità con il diritto internazionale marittimo". L'aver cambiato la propria rotta andando a soccorrere altri migranti - 237 in totale - sarebbe una violazione delle norme stabilite dal nuovo codice di condotta voluto dal ministero dell'Interno. Fonti del Viminale: "Verificheremo il loro rispetto dopo l'arrivo a La Spezia"
La Geo Barents, nave umanitaria di Medici senza frontiere, ha deviato la sua rotta – nonostante avesse già un porto assegnato – dopo aver ricevuto un’allerta su un’imbarcazione di migranti in difficoltà. Una sfida al decreto Piantedosi, la prima da quando il governo Meloni ha varato il nuovo codice di condotta delle ong che si occupano di operazioni soccorso e salvataggio nel Mediterraneo. Non solo: cercando la nave in difficoltà, la Geo Barents – che aveva come porto assegnato La Spezia dopo aver soccorso 69 persone in acque internazionali – si è imbattuta in una terza imbarcazione in difficoltà in zona Sar Libia e ha tratto in salvo altri 61 migranti, tra cui 13 donne e 24 minori. Quindi ha rintracciato la terza, un gommone con altre 107 persone a bordo: ora sulla nave della ong si trovano 237 migranti.
“Le autorità italiane sono state avvertite ma al momento non abbiamo ricevuto nessuna risposta”, hanno spiegato da Msf. Dopo questo secondo salvataggio, la Geo Barents “ha continuato a navigare verso la prima segnalazione che aveva ricevuto, in conformità con il diritto internazionale marittimo”, aveva spiegato la ong. La nave dovrebbe arrivare a La Spezia tra sabato sera e domenica. L’aver cambiato la propria rotta andando a soccorrere altri migranti, come raccontato da Msf, sarebbe una violazione delle norme stabilite dal decreto Piantedosi.
Quando la Geo Barents sarà arrivata al porto assegnato si valuterà se la nave di Medici senza frontiere ha rispettato o meno le prescrizioni del decreto legge che impongono di raggiungere “senza ritardo” il porto indicato, si apprende da fonti del Viminale. Il ministro dell’Interno nelle scorse ore era tornato ad attaccare: “C’è questa coincidenza astrale: la presenza delle navi delle ong, insieme alle condizioni climatiche, fanno ripartire i gommoni dalla Libia, anche le imbarcazioni più fragili. Noi ci lamentiamo di questo, loro sì lamentano della lunga percorrenza”, ha sostenuto il capo del Viminale. “Il naufragio e il salvataggio – aveva poi aggiunto – sono qualcosa di occasionale non di ricerca sistematica che induce alle partenze. La presenza delle ong, guarda caso, fa ripartire i gommoni, non le barche strutturate. Questo è il dato fattuale che registriamo”.