“Essere omosessuali non è un crimine”. Lo ha affermato Papa Francesco nell’intervista rilasciata all’Associated press. Bergoglio, che nei suoi primi dieci anni di pontificato più volte ha ribadito le sue importanti aperture verso il mondo omosessuale, ha affrontato anche il tema dei diritti delle persone lgbtq. Il Papa ha bollato come “ingiuste” le leggi che in alcuni Paesi criminalizzano l’omosessualità. Bergoglio ha definito “peccato” quello dei vescovi che le sostengono. E poi ha detto che i vescovi “devono intraprendere un percorso di conversione” assumendo un atteggiamento di “tenerezza, come è Dio con ognuno di noi”. Parole che Francesco ha ribadito recentemente allo psicoterapeuta Salvo Noè nel volume La paura come dono (San Paolo): “Dio è Padre e non rinnega nessuno dei suoi figli. E lo stile di Dio è vicinanza, misericordia e tenerezza. Non giudizio ed emarginazione. Dio si avvicina con amore ad ognuno dei suoi figli, a tutti e ad ognuno di loro. Il suo cuore è aperto a tutti e a ciascuno. Lui è Padre. L’amore non divide, ma unisce”.
Un ampio spazio dell’intervista all’agenzia statunitense è stato inevitabilmente dedicato alle critiche che Francesco sta ricevendo in queste settimane dopo la morte del Papa emerito Benedetto XVI. Critiche che sono arrivate proprio dal segretario di Ratzinger, l’arcivescovo Georg Gänswein, e da due cardinali tradizionalisti come Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede e curatore dell’Opera omnia di Benedetto XVI, e George Pell, prefetto emerito della Segreteria per l’economia, scomparso il 10 gennaio 2023 in seguito alle complicazioni di un’operazione all’anca. Dopo la sua morte, si è scoperto, infatti, che il porporato australiano era l’autore di un memorandum, firmato con lo pseudonimo Demos, scritto in vista del futuro conclave e fatto circolare tra i cardinali elettori nel marzo 2022. Un testo dove il pontificato di Bergoglio viene definito “un disastro sotto molti o più aspetti, una catastrofe”.
“Sebbene dicano che mi ha criticato, – ha risposto il Papa alla domanda su Pell – bene, ne ha il diritto. La critica è un diritto umano, ma era un grande”. Francesco, inoltre, ha rivelato che le critiche ricevute nelle ultime settimane sono state “come un’eruzione cutanea che ti dà un po’ fastidio”, aggiungendo che “uno preferisce che non critichino per amore di tranquillità, ma io preferisco che lo facciano perché significa che c’è libertà di parola. Non è come se ci fosse una dittatura della distanza, come la chiamo, dove l’imperatore è lì e nessuno può dirgli nulla. No, lasciamo che parlino perché le critiche ti aiutano a crescere e a migliorare le cose”. Bergoglio, però, ha precisato che non collegherebbe queste critiche alla morte di Benedetto XVI, “ma all’usura di dieci anni di governo”. Il Papa, inoltre, ha ricordato la “sorpresa” di alcuni dopo la sua elezione, il 13 marzo 2013, seguita da qualche disagio “quando hanno iniziato a vedere i miei difetti e non sono loro piaciuti. L’unica cosa che chiedo è che me lo dicano in faccia, perché è così che si cresce, no?”.
Visto che proprio l’Associated press, nell’estate 2022, aveva ipotizzato come imminenti le sue dimissioni, Francesco ha smentito ogni scenario del genere: “Sono in buona salute. Per la mia età, è normale. Potrei morire domani, questo non lo si controlla”. E a chi gli domanda se, dopo la morte di Ratzinger, ha cambiato idea sulle dimissioni, risponde: “Non mi è neanche venuto in mente di scrivere un testamento”. Bergoglio ha ricordato anche l’operazione al colon subita nel luglio 2021 e ha spiegato di aver curato con la magnetoterapia una piccola frattura al ginocchio destro causata da una caduta.
Infine, il Papa ha definito Benedetto XVI “un gentiluomo”: “Ho perso un papà. Per me era una sicurezza. Quando c’era un dubbio, chiedevo la macchina e andavo al Monastero (Mater Ecclesiae, ndr) a domandargli. Ho perso un bravo compagno”. Francesco ha ribadito di non avere intenzione di regolamentare lo status del Papa emerito perché è convinto che sia necessario farlo con maggiore esperienza. Se si dimettesse, non si farebbe chiamare Papa emerito, ma vescovo emerito di Roma e andrebbe a vivere in una casa per preti in pensione della diocesi di Roma. Per Bergoglio, infatti, la scelta di Ratzinger di ritirarsi nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano è stata “una buona soluzione intermedia”, ma “era comunque ‘schiavo’ come Papa, no? Schiavo nel senso buono della parola: non era completamente libero, come avrebbe voluto se fosse tornato nella sua Germania a studiare teologia”.