I robot impiegati nel centro di smistamento “sono trattati meglio“. È una delle motivazioni del primo sciopero di un gruppo di lavoratori Amazon nel Regno Unito, che si è svolto mercoledì. L’agitazione indetta dal sindacato Gmb ha coinvolto circa 300 dipendenti del centro di smistamento inglese di Coventry ed è stata indetta dopo il rifiuto dell’offerta di un aumento di 50 centesimi l’ora a fronte della crisi del caro vita nel Regno Unito, definita “irrisoria“. Gmb chiedeva un aumento salariale e anche migliori condizioni di impiego.
Alcuni lavoratori hanno riferito alla Bbc di essere costantemente monitorati e rimproverati per il “tempo di inattività” anche quando si tratta di pochi minuti. Mentre Amazon dichiara di avere un sistema “che riconosce le grandi prestazioni” dei dipendenti e li aiuta nel migliorarle. La protesta sindacale, sebbene più rivolta a problematiche interne al colosso di Jeff Bezos, avviene in un periodo di intense agitazioni soprattutto nel settore pubblico e di acceso scontro tra le union e il governo conservatore di Rishi Sunak per le vertenze salariali riguardanti molte categorie.
Amazon, che gestisce 28 centri logistici nel Regno Unito, ha affermato che presso la struttura di Coventry sono impiegati circa 2.000 lavoratori. L’azienda ha detto che sta offrendo una “paga competitiva” ai suoi dipendenti, a partire da 11,45 sterline l’ora. Amazon afferma che si tratta di un aumento del 29% della paga oraria minima rispetto ai livelli del 2018. Gli affari di Amazon sono esplosi durante la pandemia ma, come altre società tecnologiche, l’azienda ha invertito la rotta a causa dell’incertezza economica, annunciando solo questo mese 18.000 licenziamenti.
Il personale di Amazon è l’ultimo gruppo di lavoratori britannici a unirsi alle mobilitazioni contro il caro-vita. Infermieri, operatori delle ambulanze, macchinisti, personale di frontiera, istruttori di guida, autisti di autobus, insegnanti e impiegati delle poste hanno a turno scioperato negli ultimi mesi per chiedere una retribuzione più alta per affrontare la crisi. Amazon affronta regolarmente proteste e scioperi da parte dei lavoratori che vogliono salari più alti e migliori condizioni di lavoro, anche altrove in Europa, come in Spagna e in Germania. L’anno scorso durante il Black Friday una coalizione di sindacati e gruppi di difesa dei lavoratori ha coordinato scioperi in più di 30 paesi nell’ambito di una campagna chiamata “Make Amazon Pay“, mettendo nel mirino anche gli sforzi dell’azienda per respingere la sindacalizzazione al suo interno. mc
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