“Perché Amadeus ha invitato Zelensky al Festival di Sanremo? La domanda, secondo me, invece dovrebbe essere: perché Zelensky ha accettato? Io francamente al suo posto avrei avuto dei dubbi, non credo che Zelensky possa guadagnarci qualcosa”. Così a Otto e mezzo (La7) il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, commenta l’annunciata partecipazione del presidente ucraino Zelensky al Festival di Sanremo.
Caracciolo è tranchant: “Questo mescolare continuamente l’orrore della guerra, i combattimenti in corso, il sangue che scorre con un sottofondo musicale o sportivo, oltre a essere di cattivo gusto, è anche diseducativo. Noi in Italia continuiamo a pensare alla guerra come un qualcosa di lontano che, tutto sommato, non ci riguarda e su cui si può scommettere come se fosse una partita di calcio. Purtroppo, invece, è una cosa molto, molto seria”.
Il direttore di Limes si sofferma poi sul prossimo invio di carri armati americani e tedeschi a Kiev: “Biden, nell’annunciare l’invio dei tank Abrams in Ucraina, ha detto che quella americana non è un’offensiva alla Russia. In realtà, la guerra indiretta tra Russia e America diventa sempre più diretta. E quindi l’escalation è in corso, non è qualcosa di futuro. Questi carri armati, che, se tutto va bene, saranno un centinaio e arriveranno tra diversi mesi, non possono cambiare il corso delle vicende militari sul terreno, perché sono troppo pochi”.
E puntualizza: “Il problema è l’Ucraina ha praticamente finito le sue riserve di armamenti e di munizioni sovietiche, quindi è totalmente dipendente dal nostro aiuto militare. Senza l’aiuto degli Usa e dei paesi Nato che vogliono contribuire al suo sforzo bellico, l’Ucraina è finita. Ha quindi bisogno di noi e a noi spetta sostanzialmente decidere le sorti di questa guerra. Una bella responsabilità a cui cerchiamo di sfuggire, come dimostra la dichiarazione di Biden: cerchiamo cioè di spiegare che non è cambiato niente, ma purtroppo le cose cambiano e non cambiano in meglio”.