di Lorenzo Vecchia
Non ho mai avuto dubbi. Nel nostro Paese (come probabilmente in tutti i Paesi del mondo occidentale, Stati Uniti in testa) la democrazia di stampo liberal-capitalista si è posta fin dal principio un obiettivo primario: tenere le masse nell’ignoranza. O meglio: coltivare alla grande l’ignoranza delle masse. Prendendo due piccioni con una fava: uno, sfruttare l’ignoranza a favore del proprio potere e dei propri comodi (quelli delle élite privilegiate, che dirigono le nostre istituzioni e assumono le decisioni più importanti). Due: sfruttare l’ignoranza sotto il profilo commerciale, oltre che politico e sociale, vendendo al popolo tutti quegli “strumenti” che servono appunto a mantenerlo ignorante.
Un doppio binario, benché poi in realtà le due “tratte” si sovrappongano e diventino la stessa cosa. Potere e commercio coincidono. Status sociale e affari economici vanno di pari passo. Accaparrarsi ruoli e funzioni di fondamentale rilievo e arricchirsi è pressoché automatico. Dunque, potere e ricchezza costruiti sulla nostra ignoranza. E noi paghiamo per essere ignoranti. Questo è il piano. È il classico discorso del popolo bue. Conta solo la pancia. Cerca di non tirare troppo la corda e fagli sempre trovare qualcosa da brucare e vedrai che non ci saranno mai problemi.
Ora, con quali strumenti siamo stati tenuti nell’ignoranza? Dipende. Dipende dai periodi storici e da quello che può offrire il “mercato”. Per decenni varie generazioni sono state tenute “buone” (e ignoranti) con il lavoro. Tu sgobba e produci. Contribuisci alla crescita e allo sviluppo, che al resto ci penso io. E le persone (i nostri padri e nonni) non avevano altro tempo da vivere che quello da dedicare al lavoro. Se sapevano leggere, comunque, alla sera, stanchi, non avevano il tempo o la voglia di farlo.
Poi le cose sono un po’ cambiate (anche perché le opportunità di lavoro sono diminuite). Oggi chi vivacchia è in difficoltà e ha un impiego precario o un lavoro ancora duro che occupa tante ore. Non ha molto tempo per informarsi, capire e approfondire. A mano a mano che è aumentato il benessere è cresciuta anche la schiera delle persone che lavorano il giusto e avrebbero tempo e modo per dedicarsi a capire, in modo da uscire dal limbo della beata ignoranza.
Ebbene, come si è pensato di riempire il tempo libero di queste nuove classi più fortunate? Con la “vendita” del divertimento assurto al rango di diritto prioritario. Con la “droga” dell’industria dell’intrattenimento: feste, spritz, calcio, televisione, viaggi, vacanze, mangiare e bere. Ecco di nuovo il popolo bue. Mangia, consuma, che al resto ci penso io.
Il fine “politico” e il fine commerciale amalgamati insieme. È il capitalismo, bellezza! E come sa “capitalizzare” tutto e bene il capitalismo non lo sa fare niente e nessun altro. Mangia, spendi, compra, impara a cucinare dalla televisione, segui la giustizia dei programmi televisivi, sogna di essere il protagonista di un reality, sfogati nel marasma dei social che tanto non resta nulla. E rimani ignorante. Perché il sapere no, quello non è un diritto, né un obbligo. E tuttavia non scordarti di andare a votare. Il voto è imprescindibile. Il voto ignorante, sia chiaro! Quelli che votano a ragion veduta meglio perderli che trovarli. Infatti li abbiamo dispersi.
Occhio però! L’elettore ignorante è un’arma a doppio taglio. Ti porta alle stelle e poi subito alla stalle. Esempi? Matteo Renzi, Beppe Grillo e Matteo Salvini. Oggi sugli altari, domani nella polvere. Perché l’elettore ignorante, in quanto tale, sarebbe un piano perfetto se non avesse un piccolo difetto: ignora, ma non è detto che sia scemo. Lo puoi tenere nell’ignoranza, però quando madre natura lo dota comunque di un minimo di intelligenza (che nemmeno il capitalismo può distruggere), allora gli basta fare uno più uno. Semplice. Capaci tutti. Anzi: uno meno uno uguale a zero. Cioè: se gli hai promesso questo e poi invece fai quello, lì l’ignorante intelligente sbotta. E come voto ti dà zero!