Quanti saranno i lombardi che alle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio confermeranno la propria fiducia ad Attilio Fontana e alla destra?
Alle recenti elezioni politiche la coalizione ora alla guida del governo nazionale ottenne 2,5 milioni di voti, pari a circa il 50,5% dei votanti; l’astensione raggiunse il 36% dei 7,9 milioni di aventi diritto. Gli ultimi sondaggi danno Fontana ancora in testa con un calo percentuale di consensi rispetto alle politiche (sarebbe intorno al 43/44%) e con qualche punto di vantaggio su Pierfrancesco Majorino.
Se queste previsioni fossero centrate e il 12-13 febbraio la partecipazione al voto non dovesse aumentare in misura significativa, Fontana riconquisterebbe il governo della Regione per altri 5 anni. Una cosa è fin d’ora realistico prevedere: una pur piccola parte dei voti ottenuti dalla destra il 25 settembre si sposterà su Letizia Moratti senza essere compensata da recuperi di consensi da coloro che, alla stessa data, avevano scelto di astenersi.
Del resto, è davvero difficile immaginare cittadini lombardi astenuti a settembre che, a febbraio, scelgano di recarsi alle urne per votare Fontana. La verità è che negli ultimi anni la Giunta lombarda ha brillato per inerzia, incompetenza, assenza e incapacità. Gli esempi sarebbero infiniti, ma fermiamoci ad un capitolo della voce di spesa più rilevante della Regione: la sanità. Vi risparmio i problemi derivati dalla scomparsa dei medici di base; la carenza di figure sanitarie nei Pronto Soccorso e nelle Rsa; i tempi infiniti di attesa per esami, interventi e prestazioni; la debolezza della rete dei servizi territoriali; l’assenza di una gestione efficiente delle dimissioni protette, ecc, ecc… Limitiamoci a ripensare al Covid e alla gestione della pandemia.
Ve lo ricordate l’ospedale in Fiera con i 18 milioni di euro spesi per poche decine di pazienti?
E le forniture di camici affidata, senza alcuna gara, al cognato del Presidente Fontana?
E l’acquisto di 4 milioni di mascherine-pannolino che, inutilizzate, sono finite nelle cantine di ospedali e Rsa?
E la delibera della Giunta che proponeva di utilizzare le Rsa per gli anziani positivi al Covid?
E il comunicato con cui il duo Fontana/Gallera comunicava che per i turisti “è necessario effettuare il tampone solo se si fermano almeno 4 giorni in Lombardia”?
E l’ex assessore Giulio Gallera, ora ricandidato al consiglio regionale, che a fine maggio 2020, dopo tre mesi dallo scoppio della pandemia, era convinto che l’indice Rt pari a 0,5 significasse che “per contagiarsi una persona deve venire a contatto con due persone infette”?
E lo stesso Gallera che violava le regole anti-Covid (divieto di uscire dal Comune per fare sport e divieto di fare sport in gruppo) e rendeva pubblica sui social la sua ignoranza?
E la Regione che nel momento stesso in cui deteneva record di vittime in Italia e nel mondo acquistava, a spese pubbliche, spazi pubblicitari sui giornali per esaltare la sanità lombarda (“28.224 vite salvate. Sanità privata insieme alla sanità pubblica”)?
E l’assenza, a dicembre 2020, dei vaccini antinfluenzali persino per gli anziani lombardi e i pazienti a rischio?
E, qualche mese più tardi, gli errori nelle statistiche con i positivi sommati ai guariti e i lombardi costretti ingiustamente a stare in zona rossa?
Ho fatto esempi concreti che dimostrano alcuni degli errori e delle assurdità commesse dalla Giunta uscente nella gestione della pandemia. E mi chiedo: possiamo davvero immaginare che governanti di questo tipo vengano confermati nei loro incarichi? In qualsiasi Paese o Regione chiunque agisse con questi livelli di superficialità e incompetenza verrebbe cacciato prima del tempo. In Lombardia invece sono riusciti a completare il mandato confidando nella possibilità di farci dimenticare questa triste e sciagurata esperienza.
Ma non tutti dimenticheranno. Certo, molti voteranno senza pensare alla sanità e al Covid e seguendo logiche diverse da quelle della valutazione dei risultati effettivi e dei programmi concreti. Sappiamo bene che una parte dell’elettorato della destra – non tutta fortunatamente – è popolata da ideologie, valori, istanze e interessi che la destra sta coccolando da anni. Pensiamo banalmente agli ultimi mesi e alle campagne in favore dei condoni e dell’uso illimitato del contante e contro il Pos. Pensiamo anche alle continue strizzate d’occhio al popolo dei no-vax o a quelli che sono convinti che l’Italia sia una nazione a rischio di invasione extracomunitaria.
Si aggiunga la vasta platea della popolazione, soprattutto anziana, che quotidianamente si abbevera alla propaganda televisiva delle reti berlusconiane e, ultimamente, anche di alcuni tg Rai. Lo zoccolo duro di Fontana è questo. Poi certamente ci sono le questioni fiscali: il popolo delle partite Iva beneficiato dalle recenti estensioni del regime di flat tax; gli imprenditori, i commercianti, gli artigiani, convinti – spesso ingiustamente – che la destra tuteli meglio di altri il loro portafoglio.
L’insieme di questi elettori porterà sicuramente alla destra una considerevole messe di voti. Sarà sufficiente per permetterle di rimanere al Pirellone per altri cinque anni? Io credo di no. Penso, in altri termini, che la conferma di Fontana & C. sia condizionata dalla capacità della destra di conservare anche il consenso di un’altra platea di cittadini lombardi, quel popolo fatto di donne, pensionati, lavoratori dipendenti, giovani, casalinghe, volontari, persone concrete che il 25 settembre ha scelto di dar fiducia alla destra e alle sue garanzie di essere “pronta” a ben governare l’Italia. Lo faranno anche con Fontana? Quanti di loro saranno disposti a rinnovargli la fiducia? Quanti gliela daranno in modo convinto? E quanti gliela concederanno turandosi il naso? Quanti invece, dopo aver valutato fatti e misfatti della Giunta uscente, sposteranno i propri consensi sugli avversari? E quanti ancora – per scelta o per necessità – decideranno di rinunciare al voto astenendosi?
La risposta a queste domande arriverà fra pochi giorni. Da osservatore e cittadino lombardo mi permetto di far notare a questi elettori che gli ultimi cinque anni di governo della attuale giunta regionale a me sembrano più che sufficienti per negarle ogni diritto alla continuità. E che il potere di concessione di questo diritto è nelle mani di tutti i lombardi, ma soprattutto nelle loro. Mi auguro che esercitino questo potere, liberi da preconcetti e con lungimiranza.