L’irresistibile ascesa della manager di Twitter che dormiva con il sacco a pelo in ufficio. Esther Crawford fece parlare di sé nei giorni in cui Elon Musk aveva completato l’acquisto del social che cinguetta. In quei concitati istanti, il product manager di Twitter Spaces, tal Evan Jones, aveva condiviso sui social la foto della Crawford mentre dormiva nell’ufficio centrale di San Francisco dentro ad un sacco a pelo, come in un’azienda giapponese qualunque.
All’epoca la foto diede addito a numerose interpretazioni tra cui quella che andò per la maggiore – smentita peraltro dalla stessa Crawford – di rimanere in ufficio anche la notte per lavorare e non finire licenziata nella ridda di tagli di personale aziendale imposta dall’entrante Musk. In un suo tweet la Crawford spiegava l’accaduto: “Quando il tuo team spinge 24 ore su 24 per rispettare le scadenze, a volte si dorme in ufficio #SleepWhereYouWork”. E ancora: “Poiché alcune persone stanno perdendo la testa, adesso vi spiego. Fare cose difficili richiede sacrificio, tempo ed energia. Ho compagni di squadra talentuosi in tutto il mondo che si stanno impegnando per dare vita a qualcosa di nuovo, quindi per me è importante essere sempre con loro. Siamo a meno di 1 settimana in una massiccia transizione commerciale e culturale. Le persone stanno dando il massimo”.
Morale della favola? Circa tre mesi dopo la foto da saccopelista la Crawford, secondo il sito The Information, sarebbe una delle superstiti ai tagli di Musk, e starebbe aspettando un avanzamento di carriera. La bionda 39enne, secondo il Financial Times, avrebbe contribuito nientemeno che al lancio di Twitter Blue, l’abbonamento per ottenere la spunta blu che certifica l’autenticità di un profilo e sta seguendo l’avvio della piattaforma di pagamenti digitali sul social. Insomma “uno dei leader più influenti rimasti dalla vecchia guardia prima che Musk licenziasse più della metà della forza lavoro del gruppo di social media di 7.500 persone” e che incarna quella che i giornali statunitensi descrivono come l’approccio “hardcore” che Musk chiede ai propri dipendenti.