L'avvocato difensore Flavio Rossi Albertini aveva depositato una istanza, legata alle condizioni di salute del detenuto, dopo che i Supremi giudici avevano fissato l’udienza al 20 aprile.
“È urgente un trasferimento di Alfredo Cospito in una struttura in grado di garantire un immediato intervento sanitario”. Lo chiede il Garante Nazionale per le persone private della Libertà Nazionale Mauro Palma. Oggi è stata anticipata al 7 marzo l’udienza in Cassazione che affronterà il ricorso presentato dal difensore dell’anarchico al 41 bis e in sciopero della fame da tre mesi nel carcere di Sassari, contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha respinto un reclamo contro l’applicazione del carcere duro disposto nei suoi confronti per quattro anni. L’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini aveva depositato una istanza, legata alle condizioni di salute del detenuto, dopo che i Supremi giudici avevano fissato l’udienza al 20 aprile.
I giudici della Suprema corte nella camera di consiglio dovranno esprimersi sull’atto depositato il 27 dicembre dal difensore in cui si afferma che “corrisponde a violazione di legge il fatto che il Tribunale di Sorveglianza” abbia “equiparato l’attività comunicativa di Cospito (che viene dallo stesso inviata quale contributo personale alle assemblee o ai giornali anarchici, e che viene poi a sua volta altrettanto pubblicamente divulgata da questi ultimi attraverso il web, nei notori siti d’area ovvero di controinformazione) ai cosiddetti ‘pizzini’, ovvero ai messaggi criptici che vengono veicolati dal detenuto all’esterno, spesso attraverso i parenti, sfruttando a tal fine le occasioni di contatto infra-murario ed esterno tipicamente connesse ad un ordinario regime di detenzione”.
L’anarchico digiuna da quasi 100 giorni. Uno sciopero della fame ad oltranza che lo ha portato a dimagrire di oltre 40 chili passando da 118 a 78 kg. Nei giorni scorsi il difensore ha presentato una istanza al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per chiedere la revoca del carcere duro fondata sulle motivazioni di una sentenza depositata successivamente alla decisione del tribunale di Sorveglianza. Sulla vicenda oggi l’Alleanza Verdi e Sinistra è tornata a chiedere al numero uno di via Arenula una informativa urgente in aula.
A ottobre Cospito ha iniziato lo sciopero della fame per contestare l’applicazione del “carcere duro” deciso nel corso del 2022. Dieci anni fa l’anarchico è stato condannato a 10 anni e 8 mesi per aver gambizzato Roberto Adinolfi, dirigente dell’Ansaldo. Negli anni successivi è stato accusato di aver piazzato due pacchi bomba a Fossano, nel Cuneese, davanti alla Scuola allievi dei carabinieri: non ci furono né morti né feriti. Per questa vicenda Cospito è stato condannato in appello a 20 anni di carcere, mentre la compagna Anna Beniamino a 16, per strage comune. Dal 4 maggio scorso Cospito è quindi sottoposto al 41-bis con esclusione di ogni possibilità di corrispondenza, diminuzione dell’aria a due ore trascorse in un cubicolo di cemento di pochi metri quadri e riduzione della socialità a una sola ora al giorno in una saletta assieme a tre detenuti. E dal 20 ottobre scorso ha iniziato uno sciopero della fame che lo ha portato secondo il suo medico “sull’orlo del precipizio”. Ieri sul caso era intervenuta anche Amnesty International con un tweet: “Alfredo Cospito è arrivato a quasi 100 giorni di sciopero della fame. Ribadiamo che è dovere delle autorità italiane adempiere agli obblighi di protezione e rispetto dei diritti umani del detenuto, tenendo anche conto delle dure condizioni del regime del 41 bis cui è sottoposto”