Politica

Ucraina, trovo scandaloso il segreto di Stato sull’invio di armi

Il ministro della Difesa Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d’Italia ed ex presidente di una delle più importanti lobby di produttori di armi in Europa, giorni fa ha riferito al Copasir sul sesto invio di aiuti militari italiani a Kiev, nell’ambito della strategia dell’Occidente messa in atto per contrastare Putin.

Premesso che, fin dall’inizio, sono stato nettamente contrario all’invio di armi all’Ucraina, poiché ciò rende l’Italia un paese cobelligerante in un conflitto per procura tra Stati Uniti (Nato) e Federazione Russa – e qui lasciatemi dire che reputo invidiabile la posizione civile e intelligente dell’Austria, paese Ue nel cuore dell’Europa eppure neutrale – trovo comunque scandaloso che sulla questione degli aiuti militari a Zelensky sia il governo Meloni che il governo Draghi abbiano scelto di opporre il più assoluto segreto di Stato.

L’Italia è l’unica nazione nella coalizione di “volenterosi” dell’Occidente in guerra contro la Federazione Russa a non raccontare la verità ai propri cittadini. Cosa ci stanno a fare i partiti in Parlamento se, dall’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca in poi, non hanno mai avuto la dignità, il senso civico e politico di discuterne in Aula? Per i 400 deputati e 200 senatori neo-eletti passare sotto silenzio, tapparsi la bocca, ignorare una delle questioni più calde e controverse della nostra epoca non può essere giustificato dal fatto che il ministro della Guerra – scusate: della Difesa – Crosetto ha “informato” il Copasir secondo la prassi istituzionale. Senza contare che il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, di cui è presidente Lorenzo Guerini, ex ministro piddino della Difesa, è un organo del Parlamento che esercita il controllo sull’operato dei servizi segreti, mentre qui si parla di politica estera e geopolitica.

Ovviamente Roma non spedisce all’Ucraina carri armati, come è stata costretta a fare obtorto collo la Germania con i suoi Leopard (l’Esercito Italiano ha appena 200 cingolati vecchi e in pessimo stato di manutenzione di cui solo una minima parte funziona) eppure è plateale che qualcosa in più noi italiani dovremmo saperla dai nostri eletti e governanti, invece di incappare in questa impenetrabile cappa di silenzio. Indipendentemente dal fatto che si sia d’accordo o meno con l’aiutare l’Ucraina inviandole armi, fa arrabbiare la constatazione che i cittadini di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania – per nominare solo i paesi più influenti dell’Alleanza Atlantica – vengono invece informati dai rispettivi governi passo passo, con trasparenza e dovizia di particolari. In Italia niente, zero assoluto, muro di gomma. Tutto top secret.

Nel 2022, l’amministrazione Biden e il Congresso degli Stati Uniti hanno stanziato quasi 50 miliardi di dollari in assistenza all’Ucraina. Di nuovo, senza entrare nel merito delle strategie geopolitiche e militari della Casa Bianca e del Pentagono, ogni americano può conoscere come, con quali mezzi e a che prezzo l’America intende combattere sul campo Putin.

Ecco l’elenco completo del prossimo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina da 2,5 miliardi di dollari annunciato nei giorni scorsi dal Pentagono (che si aggiunge ai 50 già stanziati):

Missili antiaerei supplementari per i NASAMS;
– 8 sistemi di difesa aerea a corto raggio AN / TWQ-1 Avenger;
– 59 veicoli da combattimento di fanteria M2 Bradley con 590 missili anticarro TOW e 295.000 munizioni da 25 mm;
– 90 veicoli corazzati Stryker per il trasporto di personale con 20 rulli per mine;
– 53 veicoli blindati classe MRAP;
– 350 veicoli blindati HMMWV;
– 20.000 proiettili di artiglieria da 155 mm;
– Circa 600 proiettili M982 Excalibur da 155 mm ad alta precisione;
– 95.000 proiettili di artiglieria da 105 mm;
– 11.800 mine da mortaio da 120 mm;
– Munizioni supplementari per HIMARS;
– 12 veicoli per il trasporto e il carico;
– 6 veicoli di comando e staff;
– 22 veicoli blindati con sistemi anticarro TOW;
– missili aggiuntivi AGM-88 HARM;
– circa 2.000 missili anticarro;
– oltre 3.000.000 di cartucce per armi leggere;
– attrezzature per la distruzione degli ostacoli;
mine antiuomo M18 Claymore;
– dispositivi per la visione notturna;
– pezzi di ricambio e altre attrezzature da campo.

Di fronte a questo dettagliato elenco – inutile dire che fa orrore a chi è pacifista – se solo un deputato o un senatore leggessero queste righe, si facciano carico per favore in nome di 59 milioni di italiani di presentare un’interrogazione parlamentare alla presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, al ministro della Difesa Guido Crosetto e al ministro degli Esteri Antonio Tajani per sciogliere il top secret e sapere quel che è giusto e costituzionale conoscere: l’intera lista di aiuti, armi e armamenti inviati da Roma a Kiev, e per quale valore.

Opporre il segreto non ha alcun senso, non è intelligenza con il nemico, per chi sostiene tale tesi. L’amara verità è che in questo conflitto l’Italia conta come il due di picche, recita con deferenza il ruolo di pedina di Washington ma inopinatamente su tale dipendenza vuole mantenere il segreto di Stato, subendone tutte le conseguenze in termini di possibili rappresaglie da parte di Mosca, senza contare l’effetto economico boomerang delle sanzioni anti Russia. E non dimentichiamo che gli italiani bocciano in larga maggioranza il riarmo, visto che secondo l’ultimo sondaggio Swg il 55% dice “no” all’aumento delle spese militari (favorevole solo il 22%).

Ma c’è di peggio. La realtà emersa dalla recente riunione Nato alla base americana in Germania di Ramstein è purtroppo che ogni invio di armi – compresi le decine di carri armati Leopard e Abrams – non farà alcuna differenza sugli esiti del conflitto, e sarà molto più dannoso per l’Ucraina che per la Russia. Sotto la pressione dell’Occidente per una grande offensiva volta a espellere le forze russe dai territori conquistati nel 2022, il regime di Kiev sarà costretto a sacrificare tutte le proprie riserve, di armi e soprattutto uomini, allo scopo di impegnarsi in attacchi infruttuosi contro un avversario russo ben diverso e molto più forte da quello che l’Ucraina ha affrontato nell’autunno dello scorso anno.

La vera essenza dell’effetto Ramstein è il finto ricompattamento dei paesi Nato in un rapporto di causa-effetto che l’Occidente non sembra in grado né disposto a valutare prima che sia troppo tardi per le decine di migliaia di soldati ucraini le cui vite stanno per essere sacrificate su un altare di arroganza, voglia di dominio, ignoranza e cecità.