Dal palco della due giorni organizzata dal governatore emiliano per lanciare il suo programma, l'europarlamentare si è anche rivolto al Movimento: "Cerchiamo di unirci per fare passi avanti". Solo pochi mesi fa in un'intervista parlava così del suo futuro: "Di certo non farò lo zerbino al Pd, come oggi purtroppo molti miei colleghi"
Da fustigatore del Pd a suo sostenitore. Con tanto di pugno chiuso sul palco al momento dell’annuncio. Dino Giarrusso, europarlamentare ex M5s e ed ex inviato delle Iene, è salito a sorpresa sul palco dell’evento milanese di Stefano Bonaccini per annunciare il suo ingresso nel partito, proprio come sostenitore del candidato alla segreteria, peraltro quello favorito tra i 4 in corsa. L’eurodeputato, eletto a Bruxelles nel 2019 come volto di punta (e grande collettore di preferenze) nel Movimento, aveva lasciato il partito di Conte a maggio 2022 per avviare un progetto dedicato al Sud, appoggiando Cateno De Luca in vista delle elezioni regionali siciliane per poi distaccarsene solo pochi mesi dopo. Ora un nuovo tornante, il quarto in 4 anni: è il momento del Pd.
“Con grande gioia e orgoglio – spiega Giarrusso dal palco – entro in punta di piedi in una casa che esiste da tempo, con rispetto per chi l’ha costruita e con umiltà. Passo al Pd’’. Solo pochi mesi fa, in un’intervista a Il Giornale di giugno 2022, il giornalista aveva un’idea totalmente diversa per il suo futuro. E anzi definiva addirittura “zerbino” chi si allineava con i dem: “Una cosa buona del M5s, era il non essere né di destra, né di sinistra. Non voglio, quindi, prima ancora di iniziare, schierarmi da una parte o dall’altra. Il bipolarismo non ha fatto bene all’Italia e spero che non ci sia più una divisione manichea. Di certo non farò lo zerbino al Pd, come oggi purtroppo molti miei colleghi”.
E non solo. A proposito dell’avvicinamento dei 5 stelle ai dem, commentava: “Sono fin troppo appiattiti sulla linea del Pd. Mi hanno contestato perché sostengo un candidato sindaco appoggiato da sette civiche e anche dalla Lega. Qualcuno, però, dimentica che eravamo quelli che dicevamo mai col partito di Bibbiano e che bisognava fare solo due mandati”. Anche in questo caso, nel giro di pochi mesi, la linea diventa opposta. Anzi, ora invita perfino il Movimento 5 stelle ad allearsi con i dem: “Non facciamo una battaglia a chi ha un punto in più o in meno. Io ho fatto un passo indietro, posso farne anche due, ma cerchiamo di unirci per fare passi avanti”, dice, sottolineando che “è un peccato che in Lazio si vada separati”, perché “si vince solo uniti”. Da Giarrusso arrivano parole piene di apprezzamento per Bonaccini, definito “un ottimo amministratore”. “Credo nel progetto di rinascita che Bonaccini ha in mente”, aggiunge parlandone come di una persona “cresciuta a pane e politica nel senso migliore del termine, nel senso dell’impegno quotidiano e personale, che proviene dunque dal Pci nella regione storicamente meglio amministrata d’Italia”.
Non si sa se anche Giarrusso si senta o meno uno “zerbino” per il cambio di casacca. Certo è che è conscio del salto logico: “Ho molto criticato il Pd in passato, qualcuno tirerà fuori i meme, ma come si critica ciò a cui si vuole davvero bene, la sinistra e i suoi valori che amo da sempre. Qualcuno può tirare fuori le mie foto giovanili e meno giovanili. ‘Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai’, diceva Francesco De Gregori”. E come ultimo atto per convincere la platea un po’ stranita di Milano alza il pugno chiuso.
Dopo l’annuncio, a cui la platea dem ha risposto con freddezza, sono arrivate anche le critiche, sia interne che esterne al partito tra chi ha chiesto scuse per gli attacchi del passato e chi, come l’ex segretario Matteo Renzi, ha colto l’occasione per tirare l’acqua al proprio mulino. “Dino Giarrusso dovrebbe chiedere scusa al ministro Pinotti perché qualche anno fa, quando lei era ministro della Difesa, disse che aveva le mani lorde di sangue. Ma questo non era vero ovviamente”, ha commentato il deputato dem Piero Fassino, dicendo che “prima di iscriversi” o di “venire” nel Pd, Giarrusso dovrebbe “chiarirsi le idee” e che “su questo ci aspettiamo delle scuse”. “Dopodiché, se ci sono le scuse, il nostro partito è aperto sempre ai contributi di tutti anche di quelli che cambiano opinione e riconoscono le nostre buone ragioni”, ha concluso. Anche la deputata Chiara Gribaudo, che sostiene Elly Schein, ha chiesto “scuse” da parte dell’ex Iena: “C’era un tempo in cui il suo sport era attaccare il Pd – ha spiegato – Adesso aderisce al percorso congressuale senza chiarire o giustificare le cattiverie dette contro la nostra comunità”. Critico anche l’ex ministro Peppe Provenzano che su twitter ha commentato: “Meno male che si doveva andare in cerca di elettori perduti. Lo dico senza polemica. Magari Bonaccini è consigliato male, ma faccio notare che Dino Giarrusso, al di là di tutto, alle ultime elezioni in Sicilia era candidato non solo contro il Pd, ma con Cateno De Luca!”.
Renzi, su Facebook, non perde occasione per attaccare i suoi ex compagni e in particolare Bonaccini, che è stato a lungo suo sostenitore. “Oggi ha spiegato la sua idea di Pd: cancellare il JobsAct che ha creato più di un milione di posti di lavoro per accogliere la Iena ex grillina Giarrusso che insultava i dem su Tav, immigrazione, onestà. Finalmente smetteranno di dire che Bonaccini è renziano, sono felice per lui. Ma basterebbe rileggere i dati Istat sul JobsAct e i tweet di Giarrusso per capire che il Pd non è più la casa dei riformisti”.
Non si è ben capito, invece, se la trovata di mandare Giarrusso sul palco è stato qualcosa che ha reso orgoglioso il comitato di Bonaccini o se è percepito come uno scivolone. Dario Nardella, a capo della mozione a sostegno del governatore, inizialmente ha giustificato la scelta del governatore emiliano considerando anzi “una vittoria” l’avvicinamento di Giarrusso: “Non credo ci si debba nascondere dietro a questa proposta di apertura e di dialogo: noi non vogliamo vivere di rancore“. Meglio: “Se c’è una persona che ci ha attaccato per anni, ci ha criticato senza sosta e poi viene qui, da noi, la vittoria è di chi si chiama democratico ed è disposto a dialogare”, ha spiegato. Ma poi le parole del sindaco di Firenze sono cambiate, forse anche alla luce del fuoco di fila interno al partito: “Noi abbiamo le idee molto chiare – ha detto più tardi -. Se ci sono persone che vogliono salire sul carro del vincitore, come succede sempre, dopo che ci hanno attaccato per anni e cambiamo all’improvviso idea e vengono qui, noi siamo democratici e apriamo le porte ma sia chiaro che noi manteniamo le nostre idee. Sono gli altri che cambiamo, non noi”.
Qui l’intervento integrale dal palco