L’ex generale della Nato liberale ed europeista sconfigge l’ex premier miliardario e populista e diventa il nuovo presidente della Repubblica Ceca per i prossimi cinque anni. I due giorni di ballottaggio, arrivati dopo un’aspra campagna elettorale segnata da polemiche e persino minacce di morte, hanno segnato la vittoria di Petr Pavel in Repubblica ceca, che ha sconfitto Andrj Babis ottenendo il 56.45% contro il 43,54 del suo avversario, stando all’80% delle schede scrutinate. Secondo gli ultimi sondaggi, Pavel dovrebbe ottenere complessivamente il 58-59% dei voti, rispetto al 41-42% per Babis. I due avevano chiuso testa a testa il primo turno. Il prossimo presidente prenderà il posto di Milos Zeman, politico schietto e divisivo che ha promosso stretti legami con Mosca prima di fare un’inversione di marcia dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Il tema dominante della campagna elettorale è stato la guerra in Ucraina. Babis aveva sollevato molte polemiche affermando che non avrebbe inviato soldati in Polonia o nei paesi baltici se fossero stati attaccati, malgrado gli obblighi di difesa collettiva della Nato. “No, certamente no. Voglio la pace, non voglio la guerra. In nessun caso manderei in guerra i nostri figli e i figli delle nostre donne”, aveva detto l’ex premier, rispondendo ad una domanda in proposito al dibattito televisivo in vista del ballottaggio. Al contrario, Pavel aveva risposto che “se uno fa parte di un’alleanza, non è soltanto per godere dei benefici della sicurezza collettiva, ma anche per contribuirvi”, facendo riferimento agli obblighi dell’art. 5 della Nato. Babis ha puntato la sua campagna sulla ‘pace’ in Ucraina, accusando il rivale di essere un guerrafondaio. Uno scontro fra due visioni opposte che ha coinvolto molto l’elettorato e già al primo turno l’affluenza era stata del del 68,2%. Un record. “Il generale non crede alla pace. Vota per la pace, vota per Babis”, recitavano i manifesti di propaganda del 68enne ex premier, che proponeva una conferenza di pace a Praga per metter fine alla guerra in Ucraina, usando una retorica molto simile a quella del premier ungherese Viktor Orban. La campagna è stata segnata anche da una serie di fake, dai falsi sms a nome di Pavel che invitavano le persone a presentarsi in caserma per andare a combattere in Ucraina a quella circolata sul presunto decesso del generale. Un messaggio, quest’ultimo, inviato secondo i media tramite il servizio russo Yandex e un server situato sull’isola di Nevis, nei Caraibi. Su entrambi i casi ci sono indagini in corso.

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