“Eravamo increduli di trovarlo ancora vivo dopo quasi ventiquattr’ore sotto la neve. Incredibile”. Gli uomini del soccorso alpino che sono intervenuti per salvarlo non stentano a parlare di miracolo: Carluccio Sartori, scialpinista di Rovigo, è sopravvissuto per 23 ore sotto la valanga che lo ha travolto mentre faceva un’escursione in Val Badia, resistendo per tutta la notte a -15 gradi. Quando è stato recuperato aveva una temperatura corporea di circa 24 gradi ma era comunque in grado di interagire e di pronunciare il suo nome. Subito è stato trasportato all’ospedale di Bolzano, dove è in cura nel reparto di terapia intensiva.

Lo scialpinista era partito nella mattina di giovedì per un’escursione sulle Dolomiti, poi in serata i familiari avevano lanciato l’allarme perché l’uomo non si era presentato al Camping Sass Dlacia a San Cassiano, dove avrebbe dovuto passare la notte. Ancora di notte squadre del soccorso alpino di Alta Badia e San Cassiano avevano iniziato con le ricerche che si sono però presentate molto complesse, non solo per il buio, ma anche perché lo scialpinista non aveva lasciato detto dove era diretto. Il pericolo valanga nella zona è marcato (grado 3 di 5) e sui pendii in questi giorni si sono registrati diversi distaccamenti spontanei. I soccorritori hanno perciò dovuto agire con grande cautela. Nella mattina di venerdì, si sono poi messi in volo alcuni elicotteri. Nel frattempo era stata trovata la macchina, nella quale il disperso aveva lasciato alcuni appunti sull’escursione pianificata: “Abbiamo sorvolato tutta la zona, dal Piz Lavarella al Fanes fino a passo Falzarego controllando diversi coni di valanghe”, racconta Hubert Messner dell’Aiut Alpin Dolomites.

Sotto l’elicottero, come avviene in questi casi, era appesa una lunga antenna per captare l’eventuale segnale dell’Arva, l’apparecchio elettronico per localizzare sepolti sotto le valanghe: “Purtroppo tutto sembrava inutile. Visto però che avevamo ancora un pò di carburante abbiamo deciso di sorvolare il Setsass, prima di tornare alla nostra base a Pontives. Improvvisamente – prosegue il soccorritore- nelle nostre cuffie abbiamo sentito il piep dell’Arva, prima singoli e poi a intervalli sempre più ristretti”. Con una manovra di volo concentrica l’Aiut Alpin ha ristretto velocemente il campo di ricerca sopra il cono di un’altra valanga: “Improvvisamente ho visto una mano sbucare dalla neve che si muoveva”. Messner fa ancora fatica a crederci.

Velocemente i soccorritori hanno liberato lo scialpinista che si trovava in una sorta di camera strettissima tra grossi cubi di neve che erano “duri come il cemento”. Questo gli ha consentito di respirare, mentre grazie all’effetto igloo il 54enne è sopravvissuto nonostante la temperatura di notte fosse scesa a -15 gradi. Come se non bastasse, lo scialpinista non indossava la giacca a vento che era invece nello zaino, come spesso accade durante le salite con le pelli di foca. Si presume che l’incidente sia avvenuto giovedì verso le ore 12, mentre il ritrovamento è avvenuto ben 23 ore più tardi. La temperatura corporea bassissima del ferito preoccupa comunque molto i medici. Il veneto ora è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Bolzano in prognosi riservata. La fase di riscaldamento di pazienti in forte stato di ipotermia è infatti molto delicata. Le prossime ore saranno decisive.

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