Ha espresso la sua condanna all’Onu per l’invasione russa in Ucraina, ma ha deciso di mantenere una posizione di neutralità per motivi economici. E ora il Brasile del presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha posto il veto alla fornitura di munizioni per i carri armati che saranno inviati dalla Germania all’Ucraina per non provocare Mosca. Uno stop che è emerso nelle ultime ore, ma che risale al 20 gennaio, durante l’incontro con i capi delle Forze armate e il ministro della Difesa, José Múcio, alla vigilia della destituzione del comandante dell’Esercito, Júlio Cesar de Arruda. In quell’occasione – spiega l’online della Folha de Sao Paolo – il generale aveva proposto una discussione sull’invio delle munizioni a Kiev, spiegando che lo sforzo del cancelliere tedesco Olaf Scholz, per mettere insieme un pacchetto di aiuti nel settore dei blindati pesanti per Kiev, era più ampio di quanto fosse stato reso pubblico. Dopo settimane di pressioni da parte degli Stati Uniti e degli alleati occidentali, Scholz oltre ad aver deciso di inviare un contingente di carri armati Leopard-2, si era attivato per la riesportazione di armi, chiedendo a chiunque volesse, di donarle all’Ucraina. Secondo militari e politici a conoscenza dell’episodio, nel corso della discussione Arruda aveva indicato che il Brasile avrebbe potuto rispondere all’invito di Berlino e intascare intorno a 25 milioni di reais (circa 4,5 milioni di euro) per un lotto di munizioni che aveva già in stock per i suoi carri armati Leopard-1, (modello che ha preceduto il carro armato inviato a Zelensky). Ma Lula – stando all’online del quotidiano brasiliano – ha risposto di no, sostenendo di non voler provocare i russi.
L’avvicinamento dell’Europa al Brasile e all’America latina – E il 30 gennaio il Brasile attende la visita del cancelliere Scholz, che sarà il primo premier dei 27 ad incontrarlo, dal suo insediamento a palazzo Planalto, per il terzo mandato. Il viaggio di Scholz è motivato dalla ricerca dell’Unione europea di cercare nuove alleanze per l’approvvigionamento di materie prime minerali – come le terre rare e il litio, fondamentali per la transizione energetica – ma anche di nuove opportunità commerciali, come l’accordo Ue-Mercosur, dopo lo shock economico impresso dall’invasione russa dell’Ucraina. Accordi nella regione con Paesi come Argentina, Brasile, o Cile ricchi di materie prime, possono rivelarsi cruciali, per allentare una dipendenza dalla Cina, di giorno in giorno più scomoda. Già nei giorni scorsi il presidente francese, Emmanuel Macron, giovedì si era portato avanti con una telefonata a Lula, per discutere dei negoziati per l’entrata in vigore dell’accordo commerciale Ue-Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay). Un’intesa per la rimozione graduale dei dazi sui prodotti europei nell’agroalimentare, nei settori auto, dai macchinari alla chimica, dalla farmaceutica all’abbigliamento, per un mercato da oltre 250milioni di persone, con forti vantaggi e risparmi miliardari per le imprese europee. E l’arrivo del capo dell’Eliseo in Brasile non dovrebbe tardare molto, probabilmente preceduto da una visita del suo ministro degli Esteri, Catherine Colonna.
Sia Francia che Germania del resto, si stanno attrezzando per istituire un Fondo nazionale per le terre rare, per sostenere nuovi progetti di estrazione, lavorazione e riciclaggio delle materie prime, e si stanno coordinando per evitare di entrare in concorrenza. E la stessa Commissione europea ha il dossier sul tavolo, col ‘Critical raw materials act’. Un’iniziativa strategica per rafforzare l’Unione sulle risorse minerarie cruciali per la produzione di energia pulita, come la generazione eolica, lo stoccaggio dell’idrogeno, le batterie o i chip, per le quali “attualmente l’Europa dipende al 98% dalla Cina“, come ricordato al Forum economico di Davos dalla presidente dell’Esecutivo Ue, Ursula von der Leyen. Che stando a indiscrezioni dovrebbe arrivare in Brasile e Argentina a metà aprile col focus puntato anche sull’intesa col Mercosur. Ad aprire la strada per il ritorno dell’Unione europea in America Latina era stato l’Alto rappresentante della Ue, Josep Borrell, in una visita ad ottobre dello scorso anno. E martedì il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dopo bilaterali con Fernandez e Lula, era intervenuto al vertice dei capi di stato e di governo dei Paesi latinoamericani e caraibici (Celac), per invitarli ad un summit a Bruxelles, a luglio, – sotto la presidenza di turno spagnola – dicendosi convinto che il 2023 potrebbe essere l’anno dell’intesa Ue-Mercosur. Un nuovo inizio, dopo vent’anni di negoziati e quattro di stallo.