La posizione è “atlantica”, quelli da difendere sono “i valori dell’Occidente”, ma “penso che non si possa accettare la prospettiva di una guerra infinita“. Ovvero: “Si sta facendo poco per intraprendere la strada dei negoziati e per fermare questa guerra che sia troppo tardi”. A rompere il silenzio, all’interno della maggioranza, a 3 mesi dall’insediamento del governo è il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo, uno dei più fidati collaboratori del leader Matteo Salvini. Dopo i concetti già chiarissimi espressi a Il Fatto Quotidiano sabato, chiedendo “meno atlantismo”, Romeo torna a parlare ad Avvenire, il giornale dei vescovi che ha come noto posizioni anti-militariste. E dopo che già nei giorni scorsi aveva già detto in tv (ad Agorà) parole del genere: “Diciamo che bisognerebbe, sarebbe bene, parlare un po’ meno di armi e magari un po’ di più di canali diplomatici da aprire. La gente da quello che sentiamo comincia ad essere un po’ stanca di sentire sempre parlare di armi, armi, armi”. La “gente”, in particolare quella della Lega, stando al sondaggio di Euromedia uscito ieri sulla Stampa. Secondo l’istituto di Alessandra Ghisleri la Lega, tra i partiti più grandi, è quella che ha la più ampia maggioranza di contrari all’invio di altre armi all’Ucraina (oltre il 71%), anche di più del M5s (66%) che in questi mesi ha avuto una linea più esplicita sul punto.

Sotto il profilo politico interno Romeo mette in chiaro che è “assurdo e infondato” parlare di “voci di crisi sulla politica estera”. “Se prendo la parola – dice ad Avvenire – è perché siamo parte di un governo solido, che non può e non deve avere timore di una discussione e di una riflessione più ampia sulla nuova fase del conflitto”. Dette tutte queste cose, tuttavia, il dirigente leghista non nasconde le sue “perplessità” sul solo sostegno militare senza che “le stesse energie vengano investite sull’apertura di canali diplomatici”. Cambio di posizione?, chiede Avvenire. Romeo dice di no e che, anzi, è stato “giusto aiutare l’Ucraina” perché altrimenti la Russia “forse si sarebbe spinta oltre”. Quindi dopo aver ricordato che la Lega ha votato tutti i decreti e che “la pace non si farà deponendo le armi o arrendendosi all’aggressore”, sottolinea: “La Lega è stato l’unico partito che fin dai primi giorni del conflitto ha chiesto di percorrere altrettanto convintamente la via delle diplomazia per fermare l’escalation a cui purtroppo oggi stiamo assistendo”. Insomma: “Teniamo una posizione atlantica e in difesa dei valori dell’Occidente, ma penso che non si possa accettare la prospettiva di una guerra infinita e che, prolungandosi, può avere conseguenze sempre peggiori e pericolose per tutti”.

Per Romeo, insomma, si “sta facendo poco per intraprendere la strada dei negoziati” e “per fermare questa guerra prima che sia troppo tardi”. E il cambio di rotta nell’invio di forniture, con l’aggiunta dei carro armati, rischia di trasformarsi in una sorta di boomerang, sostiene il leghista: “La strategia è cambiata, si è passati dal sostegno alla resistenza dell’Ucraina al sostegno ad una controffensiva che ha l’obiettivo di riconquistare le terre perdute sino alla Crimea – spiega – I russi non ci staranno mai a una cosa del genere, di fronte al rischio che ne escano umiliati davvero si avvicinerebbe la guerra mondiale e nucleare. Lo ha ribadito Salvini pochi giorni fa: prima si apre un tavolo di pace, meglio è. Occorre lavorare per fare incontrare Zelensky e Putin”.

La “sensazione” di Romeo è che “tutti dicono ‘pace, pace, pace’ ma nessuno vuole che la guerra finisca”, eppure “minimizzare i pericoli di questa fase è da ipocriti”. Un momento in cui, come fotografato dai sondaggi, “comincia a esserci stanchezza da parte dell’elettorato e anche dell’elettorato di centrodestra” perché “sentono parlare di armi, armi e armi mentre le bollette aumentano e l’inflazione non si ferma”. Negli “ultimi vertici internazionali, però, si è parlato di carri armati ma non abbiamo sentito nulla sui canali diplomatici e su una piattaforma negoziale da attivare”. Romeo non arriva a puntare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni perché “l’’Italia da sola non può fare nulla, è chiaro” ma “può avere un ruolo di guida, anche chiedendo aiuto alla diplomazia vaticana si può fare in modo che altri Paesi capiscano quanto sia importante intensificare i percorsi di pace, chiamando in causa l’Onu che sinora, diciamolo, non ha fatto nulla”. Insomma, il governo di cui fa parte la Lega “dovrebbe mantenere una posizione di atlantismo ponderato e non di atlantismo assoluto”.

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