I 5 Stelle: "In Italia il governo demolisce il reddito di cittadinanza, in Europa invece addirittura lo promuove a modello per tutti gli Stati membri. Propaganda smontata". Il documento di Bruxelles, approvato dalla ministra Calderone, "chiede agli Stati membri di raggiungere il livello adeguato di sostegno al reddito entro il 2030"
Una raccomandazione del Consiglio Ue affinché tutti gli Stati adottino un reddito minimo anti-povertà. Approvata anche con l’ok della ministra del Lavoro Marina Calderone. Se in Italia il governo ha adottato misure per smantellare il reddito di cittadinanza, in Europa si schiera a favore di misure per arrivare a un “reddito minimo adeguato“. Il documento Ue parte da alcuni presupposti molto diversi da quanto predicato da Fratelli d’Italia e dalla maggioranza di centrodestra nei mesi scorsi, al punto da arrivare – in legge di Bilancio – a una stretta sul Reddito.
Al paragrafo 21 del testo della raccomandazione, ad esempio, si dice che “non ci sono dati che indichino un impatto negativo significativo sulla probabilità di trovare un lavoro per chi percepisce un sostegno al reddito minimo”. Poco prima invece, il paragrafo 17 recita che “il reddito minimo è un elemento fondamentale delle strategie per uscire dalla povertà e dall’esclusione e può fungere da stabilizzatore automatico”. Mentre il paragrafo 23 prevede “che il diritto a ricevere il reddito minimo debba essere illimitato“. A differenza di quanto previsto dall’ultima manovra del governo. Insomma, un documento che va in direzione contraria a quello che predicano Meloni e i suoi, ma che è stato appoggiato dalla sua ministra. “Cambiare idea non è mai stato così facile come per Giorgia Meloni“, hanno denunciato in una nota gli europarlamentari M5s Laura Ferrara e Mario Furore. E tirano in ballo appunto il reddito di cittadinanza: “Il suo governo infatti in Italia lo demolisce, in Europa invece addirittura lo promuove a modello per tutti gli Stati membri. Giorgia Meloni sia coerente con quanto approvato a Bruxelles e faccia marcia indietro del reddito di cittadinanza. Noi al Parlamento europeo lavoreremo per trasformare questa raccomandazione in una direttiva vincolante per tutti gli Stati membri”.
Un’incoerenza che da Fratelli d’Italia tentano di spiegare così: “Reddito minimo e reddito di cittadinanza rispondono a due presupposti differenti: il primo è correlato a un’attività lavorativa; il secondo costituisce un sussidio. Considerarli come sinonimi, non fa che aumentare la confusione nelle persone e distogliere l’attenzione da quello che di concreto si sta facendo per chi è in condizioni di fragilità”, afferma l’eurodeputato Nicola Procaccini. Eppure il reddito di cittadinanza, nella versione in vigore in Italia, svolge anche la funzione di reddito minimo, integrando i salari particolarmente bassi. E nel provvedimento si leggono passaggi che contraddicono alla radice l’ideologia alla base dell’assalto portato avanti dal governo.
Che cosa prevede la raccomandazione – La raccomandazione adottata oggi dal Consiglio Ue e rivolta agli Stati membri per un reddito minimo adeguato, mira a combattere la povertà e l’esclusione sociale e a perseguire elevati livelli di occupazione, promuovendo un adeguato sostegno al reddito mediante un reddito minimo, un accesso effettivo ai servizi essenziali per le persone prive di risorse sufficienti e favorendo l’integrazione nel mercato del lavoro degli occupabili. Sebbene tutti gli Stati membri dell’Ue dispongano di reti di sicurezza sociale, i progressi nel renderle accessibili e adeguate sono stati disomogenei, nota il Consiglio. Si raccomanda pertanto che gli Stati membri forniscano e, se necessario, rafforzino solide reti di sicurezza sociale, combinando un adeguato sostegno al reddito attraverso prestazioni di reddito minimo e altre prestazioni monetarie di accompagnamento, prestazioni in natura e dando accesso a servizi essenziali.
Il Consiglio raccomanda agli Stati membri di stabilire il livello del reddito minimo attraverso una metodologia solida e trasparente, in conformità con il diritto nazionale e coinvolgendo le parti interessate, tenendo conto delle fonti di reddito complessive, delle esigenze specifiche e delle situazioni svantaggiate delle famiglie, del reddito di un salariato a livelli bassi o al minimo, del tenore di vita e del potere d’acquisto, nonché dei livelli dei prezzi e relativi sviluppi. Per promuovere la parità di genere, la sicurezza del reddito e l’indipendenza economica delle donne, dei giovani adulti e delle persone con disabilità, il Consiglio raccomanda inoltre la possibilità di richiedere il reddito minimo da fornire ai singoli membri del nucleo familiare.
Si raccomanda inoltre agli Stati membri di raggiungere gradualmente il livello adeguato di sostegno al reddito entro il 2030 al più tardi, salvaguardando nel contempo la sostenibilità delle finanze pubbliche. Gli Stati membri dovrebbero inoltre rivedere regolarmente e, se del caso, adeguare il livello del reddito minimo per mantenerne l’adeguatezza. In tempi di recessione economica, la flessibilità nella definizione del reddito minimo, sottolinea il Consiglio, può svolgere un ruolo importante nel mitigare le conseguenze sociali avverse e svolgere un ruolo stabilizzante nell’economia.
L’impatto sulla “probabilità di trovare lavoro” – Uno dei passaggi che colpiscono di più, è quello in cui si parla dell’impatto sull’occupazione. “Il sostegno al reddito è considerato adeguato quando garantisce una vita dignitosa in tutte le fasi della vita“, si legge nel paragrafo 21. Innanzitutto si parla della valutazione sull’adeguatezza della cifra che viene data ai singoli: “Per garantire l’adeguatezza del sostegno complessivo al reddito è necessaria una metodologia solida e trasparente che stabilisca, riesamini a intervalli regolari e, ogniqualvolta pertinente, adegui annualmente il reddito minimo, sulla base di indicatori pertinenti e tenendo conto delle esigenze specifiche delle famiglie. Valori di riferimento, quali la soglia nazionale di rischio di povertà o le metodologie basate su un paniere di beni e servizi definito a livello nazionale che rispecchi il costo della vita e le esigenze delle persone che non dispongono di risorse sufficienti in un determinato Stato membro o in una data regione, possono contribuire a orientare la valutazione dell’adeguatezza”.
E ancora: “L’adeguatezza può anche essere valutata rispetto al reddito da lavoro, come il reddito di un lavoratore a basso salario o di un lavoratore che percepisce il salario minimo, rispettando nel contempo la soglia di rischio di povertà o garantendo il costo della vita e le esigenze delle persone che non dispongono di risorse sufficienti. Benché sia evidente che il reddito da lavoro (già al livello del salario minimo) dovrebbe essere superiore al reddito derivante dalle prestazioni, non vi sono dati che indichino, in media, un impatto negativo significativo sulla probabilità di trovare un lavoro per chi percepisce il sostegno al reddito minimo. Date le disparità in termini di adeguatezza tra i paesi, gli Stati membri dovrebbero raggiungere livelli adeguati di sostegno complessivo al reddito in modo graduale. Nel determinare e adeguare il livello del reddito minimo, gli Stati membri dovrebbero tenere conto del livello dell’inflazione (in particolare con riferimento ai prodotti alimentari e all’energia), degli aumenti del costo della vita e dell’andamento dei salari).