Villa Paolina di Mallinckrodt è ancora lì affacciata su una piazzetta storica di Roma, in un quartiere di villini e piccole palazzine novecentesche. Si è salvata dalla demolizione che avrebbe dovuto far posto a un palazzo moderno di 8 piani, con un intervento richiesto prima grazie al “Piano casa” regionale del centrodestra di Renata Polverini prorogato per quasi 3 anni dal centrosinistra di Nicola Zingaretti, poi in base a un articolo della legge regionale della rigenerazione urbana del luglio 2017 – sempre del centrosinistra – che è a tutti gli effetti un “piano casa” incistato nella legge, che ne ripropone gli stessi effetti devastanti.

“Rigenerazione urbana” è diventato un termine alla moda che evoca scenari di tristi palazzoni e zone degradate che possono rinascere per migliorare la vista e la qualità della vita degli abitanti, ma la legge del Lazio, a Roma, grazie a quell’ articolo che “consente sempre” demolizioni e ricostruzioni incentivate da un premio di cubatura del 20% – un quinto del volume precedente – è atterrata prevalentemente nei quartieri otto novecenteschi della “Città storica” fuori dalle Mura aureliane, i più remunerativi dal punto di vista immobiliare: Trieste, Prati, Nomentano, Monteverde, Città giardino e altri.

“Consente sempre” vuol dire che tali interventi si possono realizzare in deroga a quanto prescrive il Piano regolatore comunale (Prg), quindi su richiesta dei costruttori e senza nessuna programmazione e valutazione preventiva da parte degli uffici comunali. Il primo danno che ne deriva è al paesaggio urbano: si salvano solo singoli edifici o spazi circoscritti che siano stati vincolati per il loro interesse storico e architettonico, ma non si proteggono quei “tessuti urbani” costituiti da tante unità che singolarmente non hanno un particolare pregio o valore culturale, ma che tutte insieme costituiscono un paesaggio unico e caratteristico, un patrimonio per la storia, la memoria e l’identità di Roma e non solo.

Ma esiste anche un danno per “omissione”, dato che tali incentivi offerti dalla legge regionale orientano inevitabilmente gli investitori verso operazioni immobiliari di semplice “rinnovamento edilizio” – magari con l’alibi della “riqualificazione energetica” – nelle zone che offrono maggiore profitto, anziché verso quelle zone della Capitale che da anni attendono una vera rigenerazione urbana, che è anche sociale e ambientale.

Per questo Carteinregola insieme a decine di esponenti del mondo della cultura e delle associazioni per la tutela del patrimonio storico e del paesaggio – ma anche di realtà sociali – ha lanciato un appello che sta continuando a raccogliere firme per chiedere ai candidati, ai partiti e agli esponenti di tutti i livelli istituzionali l’impegno a modificare l’ articolo 6 della Legge regionale della rigenerazione urbana del Lazio 7/2017.

Ma attenzione: non chiediamo di fermare le trasformazioni, né di impedire le demolizioni e ricostruzioni, neanche nella Città storica di Roma, dove peraltro il Prg, a certe condizioni, già le prevede. Chiediamo che le trasformazioni siano sottoposte al fondamentale presidio della regia pubblica e delle regole degli strumenti urbanistici comunali, come il Piano Regolatore, unica garanzia della prevalenza dell’interesse generale sul pur legittimo profitto privato e che gli incentivi come gli aumenti di cubatura siano utilizzati per indirizzare gli interventi nei quartieri dove sono necessari, nella “Città da ristrutturare” e nella “Città consolidata”.

Richieste che abbiamo sottoposto – con poco seguito – anche all’assessore capitolino all’urbanistica, Maurizio Veloccia da cui speravamo di ottenere l’impegno ad attivarsi con la Regione Lazio affinché fossero restituite alle prerogative della Capitale – altro tema assai di moda nel dibattito politico – quelle del governo del suo territorio, senza aggiramenti “in automatico” delle regole del suo Prg.

Un impegno che invece hanno già sottoscritto alcuni candidati di diverse appartenenze: dalla coalizione del centro sinistra per Alessio D’Amato, alla candidata presidente di Unione Popolare, Rosa Rinaldi alla lista Polo progressista, che sostiene la candidatura di Donatella Bianchi insieme al Movimento 5 Stelle che ha introdotto la richiesta nel programma già pubblicato sul sito. Siamo ancora in attesa di conoscere la posizione del Movimento Cinque Stelle che pure, quando era all’opposizione in Consiglio regionale, si è battuto strenuamente sia contro la proroga del “Piano casa”, sia contro le distorsioni della legge di rigenerazione.

Villa Paolina si è salvata dalla demolizione solo grazie all’impegno del comitato “Salviamo Villa Paolina” di Mallinckrodt e al suo valore architettonico, che ha ottenuto un decreto di dichiarazione di interesse culturale con un procedimento avviato dal Direttore Generale Archeologia, Belle arte e paesaggio.

Non sappiamo, a oggi, quanti interventi incentivati da quell’articolo della legge regionale caleranno nei prossimi mesi e nei prossimi anni sui tessuti storici di Roma, perché nonostante le ripetute richieste non abbiamo ottenuto nessuna informazione né dal Comune né dai Municipi. Ma vogliamo dirlo con forza: in ballo non c’è solo la tutela della Città Storica e la difesa del nostro patrimonio storico e identitario, ma molto di più: il coraggio di mettere al centro della visione politica gli interessi della città e dei cittadini anzichè quelli della rendita che gli operatori privati possono estrarre dal patrimonio storico di Roma.

Martedì 31 gennaio alle 18 continua la nostra serie di incontri in diretta Facebook “Verba Votant”, questa volta con la coalizione di centrosinistra: la rigenerazione urbana e la legge regionale sarà uno dei temi principali su cui avvieremo il confronto con la coordinatrice del programma, Alessandra Sartore e con i candidati e gli esponenti dei partiti a sostegno di Alessio D’Amato Presidente.

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