di Margherita Zappatore

Disoccupazione sempre più alta, bollette e benzina alle stelle, aumento dei poveri, fuga di cervelli e allarme denatalità. Ma il vero problema per i politici italiani è Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo. Ne parlano da giorni, dalla maggioranza all’opposizione, come se la sua presenza cambiasse qualcosa nella nostra vita quotidiana. E ne parlano con così tanto fervore che riescono quasi ad annebbiarci sui nostri reali problemi, come fosse un oppio che cavalca un insano, ma fisiologico sentimento dell’essere umano: l’egoismo.

Perché, diciamocelo, solo per egoismo si può essere ostili al popolo ucraino e al Presidente Zelensky. Che poi potrà piacere o non piacere la sua presenza con un video saluto a Sanremo e potrà sembrare opportuno o inopportuno, ma dopo tutto stiamo parlando del Presidente di un popolo che sta piangendo i suoi morti, che sta soffrendo l’orrore della guerra da quasi un anno.

Ce li ricordiamo i post che pubblicavamo a febbraio a sostegno del popolo ucraino? Ce la ricordiamo l’empatia che provavamo verso bambini e anziani costretti a vivere sotto le bombe? Ce le ricordiamo le dediche dell’8 marzo alle donne ucraine che combattevano al fianco dei loro soldati? Abbiamo dimenticato tutto o, peggio, ci siamo abituati a tutto.

Ci siamo abituati alle immagini che ci arrivano dal fronte ucraino. Ci siamo abituati a vedere città ridotte in macerie, intere famiglie vivere negli scantinati o nelle metro, soldati morire per la loro nazione. Una cosa su tutte, la più importante, abbiamo dimenticato: che sono loro il popolo invaso, che sono loro le vittime, che la pace, quella giusta, non si può ottenere con una loro resa.

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