di Gennaro Siciliano

La prima pagina del Fatto Quotidiano di sabato (l’ex senatore Antonio D’Alì condannato per mafia continua a percepire il vitalizio di 9000 euro maturato durante la sua carriera nelle istituzioni, mentre favoreggiava Matteo Messina Denaro proprio da dentro le istituzioni stesse) sintetizza in maniera chiarissima, limpida e inequivocabile lo stato in cui versa l’Italia. Si ritiene, a detta del Tribunale di giustizia interna di Palazzo Madama, di non dover congelare il vitalizio da parlamentare a coloro che hanno ricevuto una sentenza definitiva di condanna (nonostante gravissima) perché considerato lesivo dei diritti degli ex parlamentari, in quanto “nessuno può essere privato di quanto necessario a una vita dignitosa”.

La domanda a questo punto sorge, anche nelle menti meno raffinate, come immediata e spontanea: si ritiene quindi di non dover cancellare il vitalizio nemmeno a un ex parlamentate condannato per mafia, che da dentro il ministero dell’Interno, di cui era sottosegretario, favoreggiava MMD, ma allo stesso tempo il governo Meloni decide di cancellare il reddito di cittadinanza ai disoccupati, persone che pur potendo lavorare sono spesso poco istruite, depresse e demotivate avendo per lo più perso la fiducia nel futuro. Umiliati da quel sistema paese che in maniera chiara favorisce i potenti e schiaccia i fragili promuovendo la mortificazione di quest’ultimi per non essere riusciti a trovare il proprio posto nel mondo cancellando un sussidio nemmeno lontanamente vicino ai 9.000 euro di D’alì e nemmeno lontanamente sufficiente per vivere una vita dignitosa, che invece deve essere garantita agli ex parlamentari favoreggiatori della mafia?

Un mondo “meravigliosamente” al rovescio, in cui a molti appare naturale pensare che forse sia meglio delinquere, che forse sia più conveniente diventare promotori degli interessi della mafia.

Alla Presidente Giorgia Meloni si dovrebbe consigliare di porre fine al suo modo di propagandare mondi ideali non più (e meno male) aderenti con la realtà di oggi dimostrando serietà istituzionale e responsabilità e favorendo banalmente, attraverso la propria azione, eguaglianza di trattamento a tutti i cittadini. Ora più che mai, affinché nessuno possa essere spinto a perpetrare condotte illegali.

E’ di vitale importanza sostenere anche economicamente coloro che necessitano di aiuto, per evitare proprio quelle derive illegali che danno forza alle mafie regalando loro manodopera essenziale su quei territori in cui le mafie son in grado di dare risposte ai cittadini immediate e concrete. Un esecutivo di persone serie è consapevole di questo e muove la propria azione per favorire nelle persone la capacità di scegliere ciò che è giusto rispetto a ciò che è facile.

Ampliando anche i sostegni ai poveri e togliendo i vitalizi ai condannati che hanno usato e tradito le istituzioni, perché i cittadini riacquistino fiducia in uno stato che in maniera seria garantisce una vita dignitosa a tutti i cittadini che ne rispettano le leggi. In un Paese come il nostro in cui la meritocrazia cede il passo agli accordi di convenienza, agli scambi clientelari, ai concorsi truccati, in cui appare sempre più chiaro che si possa realizzare qualcosa per sé e per la propria famiglia, solo se si ha la fortuna di avere “un santo in paradiso”.

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