Il caso di Alfredo Cospito fa surriscaldare gli animi anche in Parlamento, dove un esponente di spicco di Fratelli d’Italia accusa il Pd di stare coi “terroristi che parlano coi mafiosi“. A scatenare la bagarre alla Camera è Giovanni Donzelli, che con il suo intervento provoca la reazione indignata dell’opposizione. Incassa la solidarietà di Matteo Salvini, che in una telefonata gli manifesta “piena sintonia”, ma le sue parole diventano un caso e finiscono perfino sulla scrivania del Guardasigilli Carlo Nordio. “Il ministro della Giustizia ha chiesto al Capo di Gabinetto, Alberto Rizzo, di ricostruire con urgenza quanto accaduto in relazione alle circostanze riferite nell’assemblea parlamentare del 31 gennaio 2023, che riguarderebbero il regime speciale detentivo di cui all’art.41bis”, annuncia una nota di via Arenula. Nordio insomma vuole dei chiarimenti, per sapere come Donzelli ha avuto accesso a documenti e informazioni riservate sui rapporti tra Cospiti ed esponenti mafiosi. “Dove ha sentito ho letto queste parole? Chi gliele ha raccontate? A quali documenti che si trovano al ministero della Giustizia fa riferimento? Sono documenti pubblici o riservati? Sono state compiute violazioni?”, attacca il senatore del Pd Walter Verini.

L’attacco di Donzelli – Mentre l’Aula era impegnata nel dibattito sull’istituzione della Commissione Antimafia, l’esponente del partito di Giorgia Meloni è intervenuto citando il caso dell’anarchico, in sciopero della fame al 41-bis. “Cospito è un terrorista e lo rivendicava con orgoglio dal carcere. Dai documenti che si trovano al ministero della Giustizia, Francesco Di Maio del clan dei Casalesi diceva, incontrando Cospito: “Pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato”, che sarebbe l’abolizione del 41-bis. Cospito rispondeva: Dev’essere una lotta contro il 41-bis, per me siamo tutti uguali. Ma lo stesso giorno, il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, che andavano a incoraggiarlo nella battaglia. Allora io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia”, ha dichiarato nel finale del suo intervento.

Dubbi sul ruolo al Copasir: “Come ha avuto quei documenti?” – Molti dall’opposizione sollevano un problema rispetto al ruolo di vicepresidente del Copasir – il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – ricoperto dal deputato meloniano: “Donzelli è vicepresidente del Copasir ed è chiamato a non violare il segreto di Stato. Da questo punto di vista sia fatta chiarezza sui documenti cui ha fatto riferimento, come ne è venuto a conoscenza, attraverso quale modalità, se gli è partita la frizione e non è riuscito a mantenere il segreto”, ha attaccato in Aula, alla ripresa dei lavori nel pomeriggio, il co-portavoce dei Verdi Angelo Bonelli. E annuncia: “Scriveremo formalmente al ministro della Giustizia e al presidente del Copasir perché se Donzelli ha violato il segreto non può più fare il vicepresidente”. Sullo stesso tasto batte Federico Cafiero De Raho del M5s: “Donzelli ha raccontato di colloqui tra anarchici e ‘ndranghetisti. Parliamo di qualcosa che è stato riferito al Copasir e sarebbe dovuto restare nella cassaforte del pensiero e delle conoscenze di ciascun componente del Copasir. Credo che il Copasir debba far pervenire all’Aula tutta la consistenza di questa notizia riservatissima e chiediamo al presidente del Copasir, con urgenza, ad horas la sua convocazione”. Il deputato di FdI però respinge le accuse: “Non è possibile che abbia avuto quelle informazioni dal Copasir perché per gli atti che si consultano fuori dalle riunioni c’è un registro apposito su cui si firma quando si consultano, e io non ho mai consultato alcun documento del Copasir. Come mi sono arrivati quei documenti? Sono depositati al ministero della Giustizia, non secretati e consultabili da qualsiasi deputato”, afferma. Eppure è stato lo stesso ministro del governo che Donzelli sostiene a chiedere “di ricostruire con urgenza quanto accaduto”.

Pd: “Parole di rilevanza penale” – Le parole del deputato FdI contro il Pd hanno scatenato ovviamente la dura reazione dei dem: Federico Fornaro ha chiesto (e ottenuto) l’istituzione di un giurì d’onore, cioè “di una Commissione, che secondo il regolamento della Camera giudichi la fondatezza dell’accusa di Donzelli, che ha leso l’onorabilità dell’onorevole Serracchiani e del Pd. Al capogruppo Foti dico, Donzelli deve scusarsi”. Pure il segretario dem Enrico Letta è intervenuto in Aula: “Il gruppo di maggioranza relativa ha il compito di far sì che si trovino percorsi utili per tutti sui temi condivisi. Ma ciò si è interrotto con l’intervento fuori luogo di Donzelli. Mi aspettavo che il capogruppo Foti intervenisse per biasimarlo e invece lo ha difeso”. Tommaso Foti, presidente dei deputati di FdI, ha infatti definito l’intervento di Donzelli “assolutamente in tema: alcuni elementi di inquietudine non devono essere soltanto di Donzelli ma di tutta quest’Aula perché la saldatura della mafia e l’eversione politica è stata all’attenzione della magistratura”, ha detto. La capogruppo Serracchiani, chiamata in causa nell’intervento, attacca: “Le parole di Donzelli sono gravissime e hanno contenuto e carattere di rilevanza penale. Visto che Donzelli ha importanti ruoli istituzionali, ci chiediamo se questa sia la posizione del presidente Meloni. Chiediamo alla presidente Meloni di prendere una posizione chiara. Ci dica la presidente Meloni se la pensa allo stesso modo”.

Fontana istituisce il “giurì d’onore” – Il caso ha fatto anticipare all’ora di pranzo la conferenza dei capigruppo: il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha incontrato Donzelli e Foti per un chiarimento. Il confronto “è andato bene, il presidente è sempre persona molto pacata e capace”, ha commentato Donzelli parlando con i cronisti. Ma chiarito: “Io parlo sempre in maniera sincera, resto fermo sulle mie idee“. Poco dopo Fontana ha annunciato in Aula che “è stata richiesta la nomina di una Commissione incaricata di verificare quanto accaduto e la correttezza delle affermazioni” di Donzelli, in base all’articolo 58 del regolamento di Montecitorio, in base al quale, “quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al presidente della Camera di nominare una Commissione la quale giudichi la fondatezza dell’accusa“. All’organo, detto appunto “giurì d’onore”, “può essere assegnato un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera, la quale ne prende atto senza dibattito né votazione“.

M5s: “Donzelli chieda scusa” Anche gli altri partiti dell’opposizione hanno attaccato l’esponente di FdI. “Se questo dibattito è partito, è partito perchè Donzelli ha approfittato di una dichiarazione di voto per sferrare una accusa durissima a quattro parlamentari. A volte chiedere scusa non è un segnale di debolezza ma semmai di forza. Le sue parole sono assolutamente inaccettabili. Dunque, chieda scusa”, ha detto Vittoria Baldino del M5s. “Ci sono molte ragioni per le quali potremmo invitare l’onorevole Donzelli a vergognarsi – ha attaccato dal Pd Peppe Provenzano – Ne voglio sottolineare due: la prima, che l’intervento che ha appena rivolto e le accuse all’opposizione non c’entravano nulla e la seconda è perché sta sporcando un momento di grande unità che questo Parlamento ha il dovere di costruire sui temi della lotta alla mafia, le chiedo presidente di richiamare l’onorevole Donzelli al rispetto della sua funzione e di noi che siamo in quest’Aula”. Poi l’ex ministro si è rivolto alla premier: “Giorgia Meloni si scusi”.

Orlando: “Non accetto di essere associato ai mafiosi” – Su questa ricostruzione esprime dubbi Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia, anche lui tra i parlamentari chiamati in causa da Donzelli: “Lo verificheremo, ma a me non risulta che esista una procedura che renda accessibile a tutti i parlamentari della Repubblica le intercettazioni eseguite all’interno di un carcere. Può darsi che sia una mia lacuna, ma io non l’ho fatto nei quattro anni in cui ho fatto il ministro, e questo vuol dire molto, nel senso che non credo che il compito dei politici sia di andare a vedere le intercettazioni, a meno che non vi siano elementi specifici, che non siano quelli di colpire gli avversari politici”, attacca in Aula. “Riferire di fatti che sono esplicitamente degli illeciti può avere un rilievo di carattere penale, al di là dell’onorabilità degli interessati. Perché se noi ci fossimo recati in carcere e avessimo sostenuto la lotta di Cospito avremmo sicuramente violato il regime carcerario del 41-bis. Se uno sostiene una cosa del genere deve avere elementi chiari: se ne occuperà il giurì. Quel colloquio non è avvenuto in assenza di funzionari pubblici che potranno testimoniare come l’onorevole Donzelli ha detto in quest’Aula il falso”, dice. E ricorda che l’esponente di FdI “ha parlato di una saldatura tra movimento anarchico e organizzazioni criminali. Se è così, venga in aula il ministro dell’Interno a riferire e a spiegare se la strategia messa in campo per contrastare gli anarchici è funzionale a quanto ci ha detto oggi l’onorevole Donzelli”. E conclude: Nutro riserve sul 41bis” nei confronti di Cospito, “ma non accetto di essere associato ai mafiosi”.

Salvini lo difende, Mulè si “sfila” – L’unico esponente di peso del centrodestra a schierarsi con l’esponente di FdI finora è stato il leader della Lega Matteo Salvini, che in una telefonata – apprende l’Ansa da fonti parlamentari del centrodestra – gli ha manifestato “piena sintonia”. Non tutta la maggioranza, però, lo difende. Giorgio Mulè, esponente di Forza Italia e vicepresidente di turno a dirigere i lavori d’aula, è intervenuto per sedare la bagarre: “Nel suo intervento l’onorevole Donzelli ha richiamato quattro parlamentari accusandoli di una condotta politicamente al limite. Forse qualche parola sconveniente c’era anche nell’intervento dell’onorevole Donzelli e io non l’ho interrotto. Ha fatto una critica assai aspra nei confronti dell’opposizione nominando quattro deputati e avendo detto che andavano a incoraggiare Cospito nella battaglia”. Anche alcuni deputati della Lega marcano le distanze. “L’intervento di Donzelli è stato assolutamente fuori luogo”. “FdI è ottimo per fare opposizione”, dicono in Transatlantico.

Nordio: “Visite in carcere dovere dei parlamentari” – Ma a marcare le distanze è pure il ministro Nordio. “Le visite in carcere sono un dovere oltre che un diritto dei parlamentari. Escludo in via assoluta che vi siano rapporti tra esponenti del Pd, e non solo del Pd, ma tutti i parlamentari…”, ha detto il guardasigilli. D’altra parte, “è scritto nella legge che i parlamentari hanno sempre diritto di visitare i detenuti, ovviamente nei limiti della sicurezza e di quello che ne segue”. Dunque, “so che è un dovere oltre che un diritto dei deputati controllare… fare queste visite pastorali. Che poi questo possa essere addirittura un veicolo… beh, è ovvio che non lo è”.

Lui: “È la sinistra che deve scusarsi” – Il diretto interessato, però, non intende fare passi indietro: “Le scuse? No. Andrò volentieri al giurì d’onore per chiedere al Pd di chiarire le sue parole. Mi auguro che la sinistra italiana che sta balbettando su Cospito chieda scusa agli italiani”, attacca, conversando con i cronisti a Montecitorio. Sulla vicenda, afferma, “s’è espresso il capogruppo di Fratelli d’Italia, il responsabile dell’organizzazione (cioè lui stesso, ndr)… forse qualche iscritto non sarà d’accordo ma direi che il partito ha parlato. Meloni? Non le ho parlato, non la chiamo prima di intervenire, ma credo che non vada trascinata la premier in un dibattito tutto parlamentare”. E nega di aver causato imbarazzo tra le file degli alleati: “Non mi risulta freddezza nei miei confronti: sto leggendo comunicati di Candiani, Crippa (parlamentari della Lega, ndr) che dicono l’opposto. Da Mulè non ho sentito una richiesta di riparazione in Aula”.

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