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Cospito, le accuse di Donzelli al Pd finiscono al “giurì d’onore” previsto dal regolamento della Camera. I suoi poteri? Di fatto nessuno

Il presidente della Camera Lorenzo Fontana annunciato che "è stata richiesta la nomina di una Commissione incaricata di verificare quanto accaduto e la correttezza delle affermazioni" di Donzelli, in base all'articolo 58 del regolamento di Montecitorio. Si tratta del cosiddetto "giurì d'onore", al quale "può essere assegnato un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera, la quale ne prende atto senza dibattito né votazione"

Sarà il cosiddetto “giurì d’onore” a dirimere il caso politico scoppiato dopo le parole del deputato di FdI Giovanni Donzelli, che in un intervento in Aula martedì mattina ha accusato i colleghi del Pd di stare dalla parte “dei terroristi con la mafia, in riferimento al caso di Alfredo Cospito. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha infatti annunciato che “è stata richiesta la nomina di una Commissione incaricata di verificare quanto accaduto e la correttezza delle affermazioni” di Donzelli, in base all’articolo 58 del regolamento di Montecitorio, in base al quale, “quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al presidente della Camera di nominare una Commissione la quale giudichi la fondatezza dell’accusa“. All’organo, detto appunto “giurì d’onore”, “può essere assegnato un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera, la quale ne prende atto senza dibattito né votazione“. In sostanza, quindi, l’iniziativa non ha alcun effetto pratico se non quello di distribuire (a insindacabile giudizio del giurì) le ragioni e i torti. “Ritengo che l’attivazione di tale strumento possa condurre a una opportuna soluzione della vicenda“, ha concluso Fontana.

Si tratta di uno strumento a cui non si ricorre molto di frequente, visto che raramente i deputati trascendono nel linguaggio senza incorrere in sanzioni più gravi. Per trovare traccia di un altro giurì d’onore bisogna tornare al 2012, quando il deputato del Pdl Antonio Mazzocchi chiese e ottenne che fosse istituito per tutelare la propria onorabilità, che riteneva offesa da un intervento in Aula di Franco Barbato dell’Idv che gli chiedeva conto del suo coinvolgimento in un’inchiesta del Fatto. A comporlo furono nominati tre deputati, estranei sia al gruppo dell’accusatore che a quello dell’accusato: Rosy Bindi (Pd), Renzo Lusetti (Udc) e Giacomo Stucchi (Lega). Nella prassi parlamentare la nomina di un Giurì d’onore presuppone tre elementi: innanzi tutto l’addebito personale e diretto di un parlamentare nei confronti di un altro nel corso di una discussione; in secondo luogo l’attribuzione di fatti determinati e non quindi l’espressione di un giudizio o una opinione; e infine la possibilità che la Commissione di indagine – che non dispone di poteri coercitivi – possa acquisire elementi di conoscenza in ambito parlamentare o attraverso testimonianze spontanee degli interessati. A volte il giurì viene evitato grazie alle scuse dell’accusatore. Avvenne così l’11 dicembre 2009 con le scuse di Maurizio Paniz di Forza Italia a Marco Minniti del Pd, accusato falsamente – durante il dibattito sulla mozione di sfiducia a Nicola Cosentino – di non essersi dimesso quando indagato per gravi reati.

Soddisfatta la capogruppo del Pd Debora Serracchiani, una dei parlamentari chiamati in causa da Donzelli: “Grazie al presidente Fontana per aver colto la gravità delle affermazioni di Donzelli. Affermazioni su cui non vogliamo soprassedere in nessuna sede, a cominciare da quella giudiziaria. Quelle dichiarazioni hanno offeso la onorabilità dei parlamentari del Pd, del partito e del gruppo parlamentare”, ha dichiarato in Aula, annunciando il ritiro degli interventi programmati dal proprio gruppo durante il dibattito in corso sull’istituzione della Commissione parlamentare antimafia. “Le chiediamo di istituire la Commissione molto velocemente, perché che venga istituito un giurì d’onore è già di per sé un fatto molto grave e vogliamo che ci sia chiarezza sulle dichiarazioni che osgi si sono susseguite dopo il primo intervento” di Donzelli, ha aggiunto Serracchiani. Favorevole all’attivazione del giurì anche il capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti: “Procediamo con l’articolo 58. È un appello che rivolgo sul buon funzionamento dei nostri lavori”, ha detto in Aula. E Donzelli rivendica: “Non ho avuto un atteggiamento sbagliato in aula, non devo scusarmi di nulla. Il Pd ha chiesto il giurì d’onore, io ci andrò ben volentieri per chiedere al Pd spiegazioni sulle parole da loro dette in aula. Il problema non è il battibecco in aula, il problema è cha gli italiani vogliono sapere il Pd da che parte sta”.