Anno nuovo, sfida nuova dunque per la “premiata ditta” Castelli, che inizia a lavorare al progetto già in estate mentre a dicembre si passa all’assemblaggio dei pezzi in teatro. Operazione tutt'altro che semplice visto il grado di complessità della scena
Anno nuovo, sfida nuova dunque per la “premiata ditta” Castelli, che inizia a lavorare al progetto già in estate mentre a dicembre si passa all’assemblaggio dei pezzi in teatro. Operazione tutt’altro che semplice visto il grado di complessità della scena (realizzata e premontata in parte a Roma, poi trasportata a Sanremo e composta grazie alle mani sapienti di decine di artigiani e maestranze). Che per l’edizione 2023 sarà un’architettura più costruita – benché non ai livelli clamorosi delle scene in stile liberty, sempre firmate da Gaetano Castelli nel ’92 e ’94, con tanto di pitture e sculture realizzate ad hoc –, rinunciando ai tradizionali ledwall. Il fulcro è la cupola ellittica sospesa ma iperconnessa con il resto della scenografia.
“Avrà ‘specchi segreti’ e una sommità mobile, con luci perfettamente integrate, che potrà scendere al di sopra degli artisti sul palco”, svelano gli architetti. Tra i cardini intoccabili, l’iconica scalinata e gli spazi laterali dell’orchestra, con i cantanti al centro. Dominano il bianco, acceso dalle luci del direttore della fotografia Mario Catapano (che avrà a disposizione anche sei chilometri di led dinamici), e le linee curve che per la prima volta “vestiranno” anche platea del Teatro Ariston allungando il palco nel teatro e allargando lo spazio senza ridurre i posti in platea (un anno vennero tolte anche nove file di sedute). A valorizzare il tutto ci penserà l’occhio di un altro veterano del Festival, il regista Stefano Vicario.