Al professore negazionista che ha interrotto a Como la pièce teatrale Herr Doktor sul ministro nazista della propaganda Josef Goebbels, adducendo che le cifre sullo sterminio degli ebrei sono gonfiate, si potrebbe dire che un’ampia e consolidata storiografia scientifica ha ormai appurato quelle verità e quei dati (sei milioni di morti). Di certo il professore, com’è tradizione dei negazionisti, rifiuterà di considerare attendibili questi lavori.

Sappiamo però che la scientificità è resa dai documenti citati, dalla loro autenticità, dalla loro localizzazione negli archivi e dalla messa a disposizione di chiunque intenda intraprendere una ricerca. Gli storici che hanno lavorato su questo tema hanno messo in relazione documenti e testimonianze. Viceversa, i negazionisti usano come metodo quello di prendere un documento o una testimonianza isolandolo dal contesto per fabbricare inesistenti passati. Un documento da solo non è la storia. Le carte accrescono la loro valenza euristica quando sono messe in relazione e per arrivare a questo risultato occorrono serietà, pazienza e un lungo lavoro, senza preoccuparsi di acquisire visibilità mediatica. Per arrivare alle conoscenze di cui disponiamo oggi sono occorsi anni di lavoro, con risultati intermedi successivamente affinati. La ricostruzione storica non è frutto dello scintillio di un attimo.

Anche il negazionismo ha una lunga tradizione, mentre più recente è il conio del termine che si deve, nel 1987, allo storico francese Henry Rousso. Il negazionismo nasce nel secondo dopoguerra in ambienti europei neonazisti e neofascisti che, con diverse varianti, ha negato lo sterminio degli ebrei, l’esistenza delle camere a gas, ha ritenuto false le fotografie e i filmati – arrivando a definire un’invenzione anche Il diario di Anna Frank. Centinaia di migliaia di documenti, provenienti da luoghi diversi e non in relazione tra loro, sarebbero falsi.

Per capire la matrice di questo fenomeno, alcuni anni fa Claudio Vercelli pubblicò un libro interessante intitolato proprio Il negazionismo. Storia di una menzogna (Laterza 2013) mostrandone le radici – che continuano a germogliare – e gli interpreti. Dall’Europa al mondo, il negazionismo si attesta come un’ideologia. Nel 1976 l’ideologo antisemita Willis Carto ha creato in California l’Institute for historical review con l’intento di offrire una dimensione mondiale al tema.

L’Iran, che persegue fini geopolitici di potenza antagonisti a Israele, è uno strumentale negatore della Shoah. Il negazionismo nasce come residuo ideologico di un sistema che ha prodotto il terrore. Nel nostro contesto il negazionismo è la forma attuale dell’antisemitismo. Con l’odio non si scrive la storia e purtroppo con l’odio non si riesce nemmeno a leggerla.

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