I carabinieri stano ascoltando alcuni testimoni per cercare di delineare il contesto in cui è maturato l'agguato al 18enne. Si cerca anche di dare un nome ai due aggressori che in sella a uno scooter hanno aperto il fuoco contro lo studente e poi sono fuggiti
“Mi avete spezzato il cuore bastardi tossici. Dio perdona, io no, no”. Il padre di Thomas Bricca, Paolo, in un post sui social esprime il suo dolore per l’agguato a colpi di pistola di cui è stato vittima il figlio nel centro di Alatri ieri sera. Il giovane è stato dichiarato clinicamente morto. I carabinieri stano ascoltando alcuni testimoni per cercare di delineare il contesto in cui è maturato l’agguato al 18enne. Si cerca anche di dare un nome ai due aggressori che in sella a uno scooter hanno aperto il fuoco contro lo studente e poi sono fuggiti. Gli investigatori stanno eseguendo accertamenti su su un gruppo di giovani che già nelle serate precedenti era stato protagonista di alcune risse nel centro del frusinate. Il movente probabilmente una vendetta o un regolamento di conti forse per il controllo della piazza. Il sospetto, ma per ora resta solo un ipotesi, è che l’aggressione sia legata ad un giro di spaccio. Non è escluso che il 18enne sia stato vittima di uno scambio di persona. Proprio da alcune testimonianze sarebbe emerso che chi ha sparato al giovane potesse non avere lui come primo obiettivo. I testimoni hanno raccontato che c’erano stati degli scontri con un altro gruppo nei giorni passati.
“Thomas era il classico bravo ragazzo, forse il colpo non era destinato a lui. Chi ha sparato avrebbe sbagliato bersaglio e di mezzo c’è andato Thomas – raccontano gli amici sui social – La faccia pulita e amico di tutti con la passione per la Roma. Thomas faceva gruppo, era seguito, un leader per organizzare iniziative di ogni genere per stare insieme e passare il tempo. La faccia pulita, mai un problema con la giustizia, amico di tutti e con il sorriso stampato sulle labbra. Anche nei momenti più difficili”. Thomas era studente dell’ultimo anno all’istituto di istruzione superiore “Sandro Pertini”. Gli amici giurano che “con le risse dei giorni scorsi non c’entra nulla, mai mischiato in vicende del genere. Anzi, cercava di placare gli animi se succedeva qualcosa. In un paese piccolo basta una parola di troppo per “tirare” – come si dice da queste parti – e arrivare quindi alle mani facilmente. Proprio Alatri ha conosciuto la tragedia di Emanuele Morganti, preso a calci e pugni e ucciso proprio per una banale lite. Thomas era lì a stemperare gli animi”.
“Saranno state le 19, le 19,30 al massimo. Ero a casa, io abito poco più avanti da dove i ragazzi si riuniscono sempre e dove si erano ritrovati anche ieri. Ho sentito due colpi, uno dopo l’altro, ma qui non succede mai nulla e ho pensato fosse una moto, di quelle modificate. Così sono rimasto a casa. Quando dieci minuti più tardi ho iniziato a sentire le sirene, ho capito che mi ero sbagliato e sono sceso. A terra c’era una pozza di sangue, ci hanno fatto togliere le macchine dal parcheggio sottostante, cercavano i proiettili – racconta all’Adnkronos un residente di Alatri – Abbiamo più volte chiesto l’installazione delle telecamere – racconta – presenti invece solo all’inizio della strada, così come maggiori controlli. Io abito qui da 36 anni, i ragazzi sono ormai cambiati”.
“Ho visto crescere quel ragazzo – aggiunge lo spazzino di zona – così per bene e pulito che devono essersi sbagliati. Non posso credere che puntassero a lui“.
“Se oggi ci ritroviamo a vivere esperienze simili significa che il sacrificio di Emanuele è stato inutile – ha dichiarato Melissa Morganti, la sorella di Emanuele, attraverso il suo avvocato – Quello che accaduto mi indigna e mi ferisce. Non c’è solo dolore ma senso di sconfitta e di impotenza. Abbiamo cercato di trasmettere un messaggio per il recupero dei valori ma la città è ancora smarrita. Con troppa fretta la morte di Emanuele è stata archiviata come un episodio sporadico.