Condannato per morte in conseguenza di altro reato, lesioni e stalking ma assolto dall’accusa di omicidio. La procura di Milano, che in primo grado aveva chiesto una condanna a 30 anni, ha deciso però di ricorrere contro la sentenza del gup per Marco Venturi, ex fidanzato di Carlotta Benusiglio trovata impiccata con una sciarpa a un albero nei giardini di piazza Napoli, a Milano, la notte del 31 maggio 2016. Gli elementi “raccolti nel corso delle indagini” sulla “personalità” della donna e sul “suo rapporto con Venturi” escludono “la sussistenza di realistici intenti suicidiari” e rafforzano “l’ipotesi accusatoria nel senso di ritenere la responsabilità” del 47enne “per l’omicidio” scrive il pm di Milano Francesca Crupi nel ricorso presentato in appello. All’inizio l’indagine fu archiviata, ma poi fu riaperta per i molti dubbi sorti attorno alla vicenda anche in seguito a diverse perizie. A inizio del procedimento il gip aveva rigettato la richiesta di arresto e anche il Riesame aveva ritenuto che si trattasse di “suicidio”.

Anche per il gup Raffaella Mascarino non fu omicidio: la morte della stilista, un suicidio o un atto dimostrativo finito in tragedia, fu causata dall’ex compagno, che l’avrebbe sottoposta per due anni a vessazioni, fisiche e psicologiche, e minacce. Non così per la Procura che, nelle circa 30 pagine di ricorso, ha ribadito che la donna sarebbe stata strangolata quella notte, dopo l’ennesima lite con Venturi, il quale avrebbe, poi, inscenato il suicidio. Ci sono tutti gli elementi, scrive il pm Crupi, “per poter inquadrare la morte di Benusiglio nell’ambito del cosiddetto ‘femminicidio’, è cioè l’omicidio commesso da chi, dopo aver maltrattato, vessato, perseguitato e usato violenza nei confronti della propria partner, ne cagiona la morte”.

Anche i legali di Venturi, gli avvocati Andrea Belotti e Veronica Rasoli, hanno impugnato la sentenza del giudice Mascarino: una quarantina di pagine per chiedere che venga assolto, perché è innocente. Lui che, ha spiegato la difesa nell’atto, “non ha mai creato alla donna sentimenti di paura o gravi stati di ansia“. E quasi a replicare al pubblico ministero, secondo il quale “l’imputato” per essere scagionato da ogni accusa “avrebbe dovuto (…) dare spiegazioni idonee a dimostrare la propria innocenza” e che ritiene il suo “silenzio” tra i “principali indizi” per condannarlo per omicidio, la difesa chiarisce: “ha risposto a tutte le domande che gli sono state fatte. Che i verbali siano inutilizzabili è colpa di chi ha fatto certe improvvide scelte processuali. Non certo di Marco Venturi”.

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