Quella di Donzelli è stata indubbiamente una sgrammaticatura istituzionale. Però quelle carte da lui citate ieri sono nella disponibilità del ministero della Giustizia, non c’è un segreto istruttorio perché non c’è un’indagine. Non mi permetto di suggerire lezioni di comportamento a Donzelli, però io avrei agito in modo diverso in un’Aula del Parlamento, perché quando si tratta di lotta alla mafia bisogna essere tutti uniti“. Così a L’aria che tira (La7) il giornalista Lirio Abbate, da anni sotto scorta per le sue inchieste su Cosa Nostra e sulla criminalità organizzata, commenta il discusso caso del deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. A seguito di un esposto del parlamentare di Europa Verde, Angelo Bonelli, sulle dichiarazioni del braccio destro di Giorgia Meloni la procura di Roma ha aperto una indagine per rivelazione del segreto d’ufficio, perché ha reso pubbliche intercettazioni ambientali del Dap che gli ha dato il sottosegretario meloniano alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove.

Abbate precisa: “Io non avevo accesso alle informazioni riportate ieri in Aula da Donzelli. Se le avessi avute, le avrei pubblicate, è naturale. Il problema è che il contenuto del mio articolo di ieri su Repubblica poteva bastare per fare un intervento pubblico. Ho scritto del momento clou in cui Cospito viene visitato dai medici per dare il via libera al suo trasferimento al carcere di Opera. E lì Cospito si è aperto, parlando delle motivazioni della sua battaglia contro il 41 bis e del modo in cui la stava conducendo”.

Il giornalista, infine, spiega: “Ogni detenuto del 41 bis, per legge, deve messe essere in socialità con altre tre persone, formando gruppi di 4. L’ora d’aria quotidiana dura circa 2 ore e mezzo. I gruppi vengono formati in base alla estrazione dei detenuti, quindi non sono mai costituiti da persone della stessa provenienza. Cospito, dal momento in cui è arrivato a Sassari, è stato messo in socialità con il mafioso Pietro Rampulla – continua – uomo dei Corleonesi, artificiere della strage di Capaci e molto vicino all’estrema destra, con un altro boss mafioso e un casalese. Cospito ogni giorno condivideva l’ora d’aria con questi detenuti, ma poteva anche astenersi, come succede tra altri sottoposti al regime del 41 bis per timore che le conversazioni vengano travisate, visto che sono sempre ascoltate”.

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