Nel giro di una giornata, l'asse del dibattito sul caso dell'anarchico al 41-bis si è spostata di chilometri: ora il Pd chiede le dimissioni dei due "colonnelli" meloniani per le informazioni riservate sui colloqui nel carcere di Sassari fornite dal sottosegretario a Donzelli, che le ha svelate in Aula alla Camera. Ma la maggioranza per ora fa quadrato. Nordio prende tempo: "Bisogna vedere di che tipo di atti si tratti e quale livello di segretezza essi abbiano"
Da questione giuridico-costituzionale a epicentro di un terremoto politico. Nel giro di una giornata, l’asse del dibattito sul caso di Alfredo Cospito si è spostata di chilometri: non si parla più dello sciopero della fame del detenuto anarchico al 41-bis, ma della bufera mediatica attorno a due “colonnelli” di Fratelli d’Italia, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e il vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli. Per orientarsi serve ripercorrere gli eventi delle ultime 24 ore, partendo dalla scintilla che ha fatto scoppiare il caos: le parole dette alla Camera da Donzelli, responsabile Organizzazione del partito di Giorgia Meloni e tra gli uomini più vicini alla premier. Che martedì mattina, nel dibattito sull’istituzione della Commissione Antimafia, prolunga il suo intervento per citare non meglio precisati “documenti che sono presenti al ministero della Giustizia”, da cui emerge che, nell’ora d’aria, “Francesco Di Maio del clan dei Casalesi diceva, incontrando Cospito: “Pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato”, che sarebbe l’abolizione del 41-bis. Cospito rispondeva: “Dev’essere una lotta contro il regime, noi al 41-bis siamo tutti uguali”. Ma lo stesso giorno, dice Donzelli, “il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando“, del Pd, che si erano recati a visitarlo in carcere a Sassari. E conclude: “Io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia“.
IL CAOS IN AULA – In Aula scoppia la bagarre: l’accusa e le repliche indignate delle opposizioni finiscono su tutti i giornali online, oscurando i titoli sulla vicenda dell’anarchico al carcere duro e la conferenza stampa (appena conclusa) dei ministri della Giustizia, degli Esteri e dell’Interno proprio su questo tema. Dopo qualche ora, però, si fa largo un’altra domanda: dove ha preso Donzelli le informazioni sui dialoghi tra Cospito e i mafiosi suoi compagni di carcere? Il contenuto è simile a quello di un articolo uscito il mattino stesso su Repubblica, ma con vari dettagli in più, tra cui il nome del boss Di Maio, i virgolettati e la data della conversazione tra lui e Cospito (fondamentale proprio perché è la stessa della visita dei colleghi dem). In molti accusano il meloniano di aver divulgato informazioni segrete acquisite nella qualità di vicepresidente del Copasir, il Comitato parlamentare che vigila sull’attività dell’intelligence. Lui però nega: “Non è possibile che abbia avuto quelle informazioni dal Copasir, perchè per gli atti c’è un registro apposito su cui si firma quando si consultano, e io non ho mai consultato alcun documento”. Gli atti citati nell’intervento, dice, “sono depositati al ministero della Giustizia, non secretati e consultabili da qualsiasi deputato“. E in particolare “sono stati consegnati dal Dap“, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, la struttura di via Arenula competente sulla gestione delle carceri.
NON C’E’ SEGRETO SULLA RELAZIONE – Anche questa spiegazione però non convince le opposizioni: “A me non risulta che esista una procedura che renda accessibile a tutti i parlamentari della Repubblica le intercettazioni esguite all’interno di un carcere”, fa subito notare, tra gli altri, l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando. Finché a svelare il “mistero” ci pensa Andrea Delmastro, sottosegretario in via Arenula nonché “coinquilino” romano di Donzelli: “Donzelli mi ha fatto tante domande per capire quale fosse lo spessore criminale di Cospito e io gli ho riferito le informazioni che avevo“, ammette al Fatto. E spiega: “Non gli ho dato il documento, che non è secretato, ma gli ho riferito le informazioni, che non sono intercettazioni ma osservazioni, come avrei fatto con qualunque parlamentare”. In effetti si tratta di informazioni contenute in una relazione del Dap al ministero della Giustizia, un atto sul quale non vige il segreto istruttorio, non essendoci un’indagine in corso. Ma la Procura di Roma ha comunque aperto un fascicolo ipotizzando il reato di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio dopo un esposto del parlamentare dei Verdi Angelo Bonelli. “È così perché qualcuno ha detto che erano intercettazioni e captazioni ambientali. Mi sentiranno e si chiuderà il fascicolo”, ha commentato Delmastro. E il ministro Nordio, parlando in aula alla Camera, ha evitato l’argomento usando come ragione proprio la riservatezza dovuta all’inchiesta in corso.
Le opposizioni però ora chiedono le sue dimissioni dal ruolo di sottosegretario e quelle di Donzelli dalla vicepresidenza del Copasir. Ma la maggioranza per ora fa quadrato. “Non penso che si possano mettere in discussione incarichi così importanti per una polemica parlamentare di un pomeriggio”, dice il leader della Lega Matteo Salvini. Sul tema delle segretezza delle informazioni si è espresso anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio riferendo sul caso alla Camera: gli atti che riguardano detenuti al 41-bis, dice, sono in via generale di natura sensibile, ma “a partire da questo dato esiste però una pluralità di aspetti che meritano approfondimenti: bisogna vedere di che tipo di atti si tratti, quale livello di segretezza essi abbiano, se e chi potesse averne conoscenza e se il destinatario potesse divulgarli e condividerli con terzi. Già nella giornata di ieri, come è noto, ho chiesto al mio Capo di gabinetto di ricostruire quanto accaduto. Questi quesiti attengono ad una materia complessa, delicata, suscettibile per alcuni aspetti di diverse interpretazioni”, ha aggiunto.”A questo quadro si aggiunge l’indagine aperta dalla procura di Roma per rivelazione del segreto d’ufficio. Questa notizia è un elemento di novità, di cui per il doversoso rispetto del lavoro degli inquirenti non possiamo non tener conto”