Il governo “fa il suo lavoro”, cioè “non alza i toni”. L’intervento arriva a tarda sera, provando a spegnere l’incendio e a blindare definitivamente i suoi luogotenenti Andea Delmastro e Giovanni Donzelli. In silenzio da oltre 24 ore, mentre in Senato si ripete un’altra bagarre per le accuse dai banchi di Fratelli d’Italia al Partito Democratico sulla visita in carcere ad Alfredo Cospito, in sciopero della fame da oltre cento giorni, Giorgia Meloni sceglie la televisione per pronunciare le sue prime parole sulla vicenda del 41 bis all’anarchico tentando al contempo – molto tra le righe, più col non detto che con parole esplicite – di smontare le polemiche per le rivelazioni sui colloqui con i mafiosi, spiattellate alla Camera da Donzelli sulla base delle rivelazioni fatte al deputato dal sottosegretario alla Giustizia Delmastro. “Vorrei fosse chiaro che la sfida non è al governo, la sfida è allo Stato e lo Stato ci riguarda tutti, non è un tema politico, di destra e sinistra”, dice la presidente del Consiglio intervenendo telefonicamente a Stasera Italia, la trasmissione di Rete4 condotta da Barbara Palombelli.
Donzelli e Delmastro “non si toccano” – “Il governo – sillaba – non ha fatto altro che fare il suo lavoro, non alzando i toni”. A quello, e qui sta il non detto, ci hanno pensato i suoi con le pesanti accuse ai dem. Tanto che durante l’informativa urgente alla Camera del ministro Carlo Nordio, sia dai banchi dei Democratici che da quelli del M5s è stato puntato il dito contro la presidente del Consiglio, definita “mandante politico”. Dai vertici di Fdi, del resto, per tutta la giornata il messaggio è stato chiaro: Donzelli e Delmastro “non si toccano”. Il caso delle dichiarazioni del vicepresidente del Copasir sulla vicenda Cospito, con la relazione del Dap ricevuta dal sottosegretario alla Giustizia, ha però disturbato più di un loro collega di partito, nonché gli alleati, per non parlare delle opposizioni. Fra ira e imbarazzo, raccontano più fonti di maggioranza, si assesta l’umore del ministro Nordio, la cui informativa alle Camere nel centrodestra viene letta in due maniere diverse: c’è chi sottolinea come abbia preso tempo, e chi invece nota soprattutto come non abbia avvalorato a pieno la ricostruzione di Delmastro, che aveva parlato di “informazioni non secretate”. Attendendo il risultato dell’indagine del suo capo di Gabinetto, Nordio ha specificato che “tutti gli atti riferibili a detenuti in 41 bis sono per loro natura sensibili” e “a fini di un’ostensione occorre una preventiva verifica”.
I “giochi” interni alla maggioranza – La premier avrebbe chiesto a Lega e Forza Italia di difendere i due di FdI, ma pure nelle chat del primo partito della maggioranza regna l’imbarazzo. Fredda la reazione degli azzurri, per la cui anima garantista è inconcepibile accusare dei parlamentari per una visita in carcere perché, è il ragionamento fatto anche da Silvio Berlusconi con i suoi secondo i retroscena, è un diritto andare a controllare le condizioni di salute dei detenuti. Si sono esposti Matteo Salvini e pochi altri leghisti, alla vigilia del Consiglio dei ministri in cui è attesa l’approvazione preliminare del disegno di legge sull’Autonomia differenziata, a dieci giorni dalle Regionali in Lazio e Lombardia. In Senato, raccontano nella maggioranza, si sarebbe rifiutata di prendere la parola per la Lega Giulia Bongiorno. Fibrillazioni che in piena campagna elettorale rischiano di riverberarsi su vari fronti, dal decreto benzina (con FI che ha presentato emendamenti per modifiche significative) all’Ucraina, passando per le concessioni balneari.
L’attendismo di Nordio – Dal canto suo, Nordio alla fine avrebbe deciso di non inserire altri dettagli della relazione del Dap nella sua informativa. Il Guardasigilli prende tempo, fa l’attendista: aspetta risultati dell’indagine interna e della procura di Roma che ha aperto un fascicolo per rivelazione di segreto d’ufficio. Ma se la presidente del Consiglio chiede a tarda sera di “fare attenzione di fronte a una questione così delicata” perché da “come si utilizzano certi linguaggi e termini si può ingigantire la cosa”, il suo avvertimento è quantomeno tardivo. Tra Camera e Senato, infatti, l’informativa di Nordio viene accompagnata passo passo da un duello aspro tra maggioranza e opposizione.
La giornata in Aula – Il leader del M5S Giuseppe Conte e la capogruppo Pd Debora Serracchiani che annunciano, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altra, di aver presentato due distinte mozioni per chiedere le dimissioni del sottosegretario Delmastro, che però assicura però in tv che lui a dimettersi non ci pensa proprio. Serracchiani in Aula ha anche ribadito la posizione del Pd: mai messo in discussione il 41-bis e la visita a Cospito nel carcere di Sassari è stata motivata solo “da ragioni d’umanità” visto che l’anarchico, in sciopero della fame da ottobre è in grave condizione di salute. Parla di “attacco grave” e “volgare” da parte di Donzelli e accusa il deputato FdI di aver messo “a rischio” la “sicurezza nazionale” con la divulgazione di quelle intercettazioni. La maggioranza difende Donzelli anche se da parte di FI, con Pietro Pittalis, arriva per lo più un richiamo a non continuare con la delegittimazione dell’avversario sottolineando come comunque l’istituzione della commissione Antimafia sia stata decisa all’unanimità. Una presa di posizione “soft”. Così FdI torna ad alzare i toni con Alberto Balboni che al Senato accusa i parlamentari del Pd di “aver aperto una voragine alla mafia” andando in carcere da Cospito visti i suoi legami con la criminalità organizzata. Il centrosinistra chiede al presidente Ignazio La Russa di censurarlo e alla risposta di La Russa che tutti possono intervenire come vogliono, l’opposizione si alza e comincia a uscire: dem, Cinque Stelle e i senatori Alleanza Verdi Sinistra fanno muro e se ne vanno.