Continua il trend positivo iniziato nell'agosto scorso, anche se le vendite continueranno ad essere segnate dall'incertezza riguardante la fornitura di microchip e la Guerra in Ucraina. Quanto alle alimentazioni, male l'elettrico (-8,6%) e bene l'ibrido, soprattutto quello full e mild (+25%). In crescita anche benzina, diesel e gpl
Secondo i numeri resi noti dal Ministero dei Trasporti, a gennaio 2023 sono state immatricolate 128.301 nuove autovetture, il 19 per cento in più rispetto allo stesso mese del 2022 (che a sua volta si era chiuso con un passivo del 20% rispetto a gennaio 2021). Prosegue dunque il trend positivo iniziato in estate e culminato con il +21% dello scorso dicembre, nonostante il 2022 sia andato in archivio con un passivo complessivo del 9,7%.
Tra i canali di vendita da segnalare il balzo in avanti dei privati (+9,9%), che vale poco più del 62% di quota di mercato. Bene anche le imprese (+11,5%) e il noleggio (+59,1%), soprattutto quello a lungo termine (+66,6%).
Per quanto riguarda le alimentazioni c’è da seg8,6%)nalare l’ennesima flessione nelle vendite di auto elettriche, che a gennaio solo diminuite dell’8,6% facendo ulteriormente calare la loro quota di mercato, che si attesta al 3%. Meglio è andata alle ibride plug-in: +10,1% e 4,7% di market share. In assoluto, tuttavia, le preferite dagli italiani rimangono le ibride full e mild, cresciute del 25% e accreditate di una quota di mercato pari al 36,7%. In crescita anche benzina (+16,2%) , diesel (+20%) e GPL (+30,6%), mentre crolla il metano (-79,4%).
Secondo il presidente del Centro Studi Promotor, Gian Primo Quagliano, “è legittimo attendersi che continui la serie positiva iniziata nell’agosto scorso dopo tredici cali consecutivi, ma questo non significa che il mercato italiano stia per superare la gravissima crisi apertasi nel 2020 con la pandemia. La ripresa è dovuta a un allentamento delle difficoltà generate dalla carenza di microchip, ma per tornare alla normalità (con un volume di immatricolazioni vicino a 2.000.000 all’anno) occorre che vengano superati i fattori che hanno inciso negativamente sulla domanda e in particolare che finisca la guerra in Ucraina“.
E proprio il CSP indica in 1.500.000 le immatricolazioni che il mercato italiano dovrebbe registrare a fine 2023, con una crescita del 14%. Più prudente invece la previsione dell’Unrae, l’associazione dei costruttori esteri operanti nel mostro Paese, secondo cui alla fine dell’anno le vendite di auto nuove si attesteranno a quota 1.400.000, con un progresso quantificabile in un +6,3%.
Gli addetti ai lavori, tuttavia, sono abbastanza concordi sul fatto che il mercato sarà ancora influenzato da prospettive economiche negative e, almeno nella prima parte dell’anno, dalla carenza di prodotto. Come pure sulle ricette necessarie a sostenere il comparto dei veicoli elettrici, che come dimostrano i numeri ancora stentano ad affermarsi. “La riluttanza dei clienti, intensa come scarsa propensione a sostituire convintamente e massivamente i propri modelli endotermici con i BEV nonostante gli incentivi statali, suggeriscono di mantenere un approccio neutrale dal punto di vista della tecnologia impiegata per ridurre l’inquinamento in atmosfera e che, altresì, la formula dell’Ecobonus (nuovi fondi 2023 ma vecchie regole), va rivisitato nei requisiti di erogazione”, ha dichiarato il presidente di Federauto Adolfo De Stefani Cosentino.
I decreti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che riguardano lo stanziamento di 713 milioni di euro per l’installazione, entro i prossimi tre anni, di 13.755 infrastrutture di ricarica elettrica “vanno sicuramente nella direzione giusta per la transizione verso una mobilità sostenibile, che però ha bisogno di provvedimenti mirati anche alla ripresa del mercato, cominciando dall’inclusione tra i beneficiari di tutte le persone giuridiche senza alcuna esclusione e con bonus interi anziché dimezzati e dall’eliminazione delle soglie del price cap per le auto elettriche o, al massimo, prevedendo una soglia unica a 50 mila euro”, ha spiegato il presidente dell’Unrae Michele Crisci.
Mentre per il numero uno del CSP Quagliano “Un contributo significativo potrebbe venire da un nuovo intervento del Governo sugli incentivi che stanno mostrando gli stessi difetti di quelli del 2022. A oggi lo stanziamento per le auto ad alimentazione tradizionale con emissioni di CO2 da 61 a 135 grammi al chilometro è già stato prenotato per l’83,4% e quindi si esaurirà a brevissimo, mentre lo stanziamento per auto elettriche e dintorni rischia di rimanere in larga misura inutilizzato come nel 2022. Finora per le auto con emissioni da 0 a 20 grammi per chilometro è pari al 3,3% e per le auto con emissioni da 21 a 60 grammi per chilometro al 2,8%”.