È uscito su Huffington Post un dettagliato appello per la democrazia nei partiti indirizzato ai quattro candidati a Segretario nazionale del Pd, ma idealmente rivolto a tutti i partiti. L’aspetto interessante a mio avviso è il collegamento che gli autori – fra i quali il Cordialmente Vostro – stabiliscono fra: democrazia nei partiti, nelle istituzioni, buongoverno e possibilità di ripresa dell’Italia.
Il degrado della democrazia è come la rana in pentola: quella che, per la gradualità del riscaldamento, non s’accorge di finire bollita. L’Italia è ricca di competenze. Ma la politica non è in grado di mettere ciascuno a fare quel che sa meglio fare perché distribuisce i posti pensando a quel che può prendere e non quel che ciascuno può dare. Ora il secondo partito italiano va a Congresso: ci sarà uno fra Stefano Bonaccini, Gianni Cuperlo, Paola De Micheli ed Elly Schlein che voglia provare a restituirci una politica degna di un Paese moderno e che oltre la retorica abbia qualche idea sul “come” farlo?
La “Lettera aperta ai Candidati del Pd” comincia rilevando “un profondo deficit di democrazia nel Pd che frustra la volontà di partecipazione della base, le possibilità di autofinanziamento e le prospettive elettorali del Partito”.
Il Pd – sostengono gli autori – “non è realmente contendibile per le difficoltà evidenti di presentare mozioni e candidature”, fatta eccezione per “pochi insiders” protetti da regolamenti su misura. Ciò “alimenta una cultura malata della democrazia che si riflette drammaticamente nella concezione proprietaria delle istituzioni, tipica della politica italiana (dove) prosperano la cooptazione, il clientelismo e la corruzione”. Ai candidati si chiede: “un rigoroso impegno per il rilancio di una piena democrazia in Italia, della Costituzione e di una partecipazione informata e consapevole della società civile, a cominciare dalla democrazia interna del Pd”.
Dopo aver avanzato 18 proposte concrete per la democrazia in Italia e nei partiti (Pd), gli autori concludono: “Riteniamo che il Pd debba dotarsi nei prossimi anni di una linea politica profondamente rinnovata, in particolare su: istituzioni, Europa, immigrati, scuola, sanità, welfare, ambiente e molti altri temi dando spazio alla partecipazione e al voto” degli iscritti. “Riteniamo infatti che la svolta politica auspicata vada realizzata da mozioni congressuali (anche contrapposte) di alto profilo, le cui implicazioni siano vagliate e dibattute dalla base del Partito. Una non meramente formale democrazia interna è condizione necessaria per la svolta”.
Come si vede, una concezione vicina allo spirito della Costituzione, lontanissima dall’impostazione plebiscitaria e, in fondo, autoritaria e conservatrice delle cosiddette primarie. Dove il popolo viene convocato per acclamare i leader rigorosamente espressi dai meccanismi cooptativi scegliendone uno tra quattro che tanto si assomigliano e che tanto assomigliano a quelli di ieri. Un’altra politica è possibile? Qui il testo integrale della Lettera Aperta ai Candidati, per un vero percorso ri-costituente del Pd.