Otto anni di reclusione per diffusione di “informazioni false”. La mannaia della repressione russa contro gli oppositori politici si è abbattuta sul giornalista ed ex deputato Alexander Nevzorov, condannato in contumacia da una Corte di Mosca per le informazioni diffuse sull’invasione dell’Ucraina ordinata dal Cremlino. L’uomo, comunque, non è stato trasferito in alcuna colonia penale, dato che era già fuggito dal Paese non partecipando così alle udienze del processo a suo carico.
In particolare, a scatenare la reazione della federazione sono state le rivelazioni del giornalista su quello che lui stesso ha definito un bombardamento deliberato sulla città martire di Mariupol, nel sud del Paese, oggi in mano agli uomini di Vladimir Putin. In particolare, non è piaciuta la pubblicazione di “fotografie non accurate dei civili colpiti dal bombardamento” anche sul suo canale Youtube, seguito da quasi 2 milioni di utenti. Per questo, nel marzo scorso, era stato incriminato.
La condanna di Nevzorov deve essere inserita nel contesto della nuova legge russa, nata dopo lo scoppio del conflitto ucraino, che prevede pene più severe per la diffusione di quelle che Mosca considera notizie false, compreso l’uso delle parole “guerra” e “invasione”, che diffamerebbero, a loro dire, le forze armate. Una legge che ha già condannato al carcere numerosi giornalisti e attivisti in tutto il Paese.