A dieci anni dalla vittoria con “L’essenziale”, Marco Mengoni torna in gara sul palco del Teatro Ariston con l’onirica ed elegante “Due vite”. “Vado a Sanremo e pretendo di divertirmi – ci ha spiegato Mengoni -. Mi interessa il messaggio e portare questo pezzo perché parla di quello che sto vivendo da un po’ di anni e del percorso che sto facendo psicologicamente ed emotivamente. Ho sempre un po’ di ansia, ma poi mi dico che sono fortunato, che ho avuto tanto e vado avanti”. Per la settimana del Festival il team di Marco Mengoni ha preso in affitto un Lido, dedicato completamente all’artista, dove verranno accolti addetti ai lavori e operatori che potranno accedere con bigliettino speciale ad hoc e già oggetto cult. “Potremo stare assieme giocare a biliardino o anche fare una partita di beach volley”, ha assicurato Mengoni. Ci saranno anche dei piccoli podcast con Fabio De Luigi intitolati “Caffè col limone”, in cui si parlerà di tutto di musica e non solo. Il brano sanremese sarà incluso nel terzo ed ultimo capitolo di ‘Materia’ che dovrebbe essere pubblicato tra il Festival e l’inizio del tour degli stadi che si chiuderà l’8 luglio al San Siro di Milano e toccherà Bibione, Padova, Salerno, Bari, Bologna e Torino.
Chi te l’ha fatto fare a tornare a Sanremo?
(Scoppia e ridere; ndr) Il mettermi in competizione con me stesso dopo dieci anni, il mettersi alla prova con un vissuto alle spalle e nel frattempo è anche una bella sfida per vedere come ci si emozione e come sono cambiate le cose in me. Poi certo ci si è messo anche il mio team, Amadeus e in un certo senso mi ha ‘chiamato’ anche la canzone ‘Due vite‘. Sono felice di trovarmi in questo cast perché c’è un arcobaleno completo di generi differenti. Poi ho incontrato anche amici e artisti con cui ho collaborato e parlo molto spesso. Con alcuni di loro ho anche fatto delle chiacchiere davanti a un gin tonic.
Cosa ti ha ha colpito della canzone?
È come se mi avesse detto: ‘Lo so che stai scrivendo il terzo disco di ‘Materia’ ma se volessi portarmi su quel palco sarei anche contenta eh’.
“Siamo i mostri e le fate”, canti nel brano. Chi sono i mostri e le fate in una relazione?
Credo lo siano entrambi. In una relazione a due le cose si scambiano e si diventa mostri e fate allo stesso momento. Nei miei sogni i mostri sono quelli che non voglio vedere nel mondo delle fate. Lo vivo nella vita di tutti i giorni, il mio cervello cerca di coprire dei mostri che escono fuori per forza di cosa la notte. Le paure, i disagi e i tormenti.
Sempre per citare il testo: “Che giri fanno due vite”?
Ne fanno infiniti. Non si sono limitare né racchiudere e hanno un potere incredibile. Il potere più forte che c’è sulla faccia della terra.
Porterai per la serata delle cover “Let it Be”, che era già presente nel singolo “Cambia un uomo”. Chiudi un cerchio?
Esattamente. Il brano dei Beatles era già nell’arrangiamento di ‘Cambia un uomo’. L’ho scelta perché è una canzone che qualsiasi musicista sogna di poter comporre. Un brano che non ha limiti e non ha tempo e che trasmette un messaggio universale. Quando penso a questa canzone penso a tante mani assieme, al volersi lasciarsi andare e scrollarsi di dosso le preoccupazioni della vita. Per questo ho voluto il coro gospel The Kingdom Choir affinché si potesse trasmettere questo senso di unione e poi anche perché si riallaccia alle sonorità del primo album di ‘Materia’.
Dieci anni fa vincevi Sanremo con “L’essenziale”, cosa sussurreresti oggi all’orecchio di quel Marco?
Guarda che ci torni! (ride, ndr) Gli direi di fare quello che ha fatto e quello che si sente di fare, che poi alla fine è quello che ho fatto.