In totale saranno 17 le vetture a batteria messe in campo da Suzuki e in arrivo entro la fine della decade, di cui 5 destinate al mercato europeo. E fra esse c’è pure la celebre fuoristrada Jimny. Un’offensiva che fa parte di un piano industriale con cui la casa di Hamamatsu vorrebbe sedurre gli automobilisti di Giappone, India e vecchio continente.
Secondo i programmi del costruttore, le cinque elettriche a venire consentiranno a Suzuki di raggiungere, sempre nel 2030, un mix di vendite europeo composto all’80% da auto elettriche e per il rimanente 20% da ibride (perlopiù Suv e veicoli compatti). Tutto questo fa parte di un piano di investimenti per circa 32 miliardi di euro, di cui poco meno della metà destinati all’elettrificazione.
Tuttavia, Suzuki – così come molti altri costruttori giapponesi – non ha intenzione di mollare la presa sulle tecnologie tradizionali. “Lanceremo veicoli per varie fasce di prezzo, per varie persone e per varie regioni”, ha spiegato il presidente Toshihiro Suzuki, sottolineando la volontà dell’azienda di continuare a proporre modelli termici e ibridi per soddisfare la domanda dei mercati che saranno meno recettivi all’elettrico. Obiettivo ultimo? Raggiungere la “carbon neutrality” in Giappone ed Europa per il 2050 e in India per il 2070.