Prima il lancio di petardi e di oggetti, poi l’inseguimento nei campi. Fino all’arrivo della polizia. Una troupe del Tg2 è stata aggredita martedì sera dai manifestanti che si erano radunati davanti al carcere di Opera, alle porte di Milano, dove è stato trasferito Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto al 41 bis che da ottobre sta facendo lo sciopero della fame contro il regime di carcere duro. A raccontarlo a Tg2 Post è stato lo stesso giornalista della seconda rete di viale Mazzini, Stefano Fumagalli.
“A 200 metri da qui abbiamo visto una ventina di persone che lanciava oggetti contro il carcere, erano tutti a volto coperto”, ha spiegato Fumagalli in collegamento da Opera, introducendo il servizio in cui si sentivano le grida dei manifestanti, fino al momento in cui la telecamera si è abbassata. “Mentre si gridava alla libertà siamo diventati anche noi bersaglio del lancio di petardi e di oggetti, poi siamo stati inseguiti da almeno tre individui attraverso i campi e siamo fuggiti correndo velocemente – ha detto – Per fortuna sono arrivate le forze dell’ordine e tutto si è risolto, ma ci sono stati momenti di alta tensione qui al carcere di Opera”.
Al giornalista hanno espresso solidarietà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro della Cultura ed ex direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, il vice-premier Matteo Salvini, la ministra del Turismo Daniela Santanché e numerosi partiti, dal Pd al M5s passando per Azione-Italia Viva e molteplici esponenti delle forze di centrodestra. Solidarietà al collega dal Comitato di redazione del Tg2 e l’esecutivo Usigrai: “Il collega – scrivono – stava seguendo il caso di Alfredo Cospito e stava preparando il collegamento in diretta per il Tg2 delle 20.30, quando ha cominciato a documentare la protesta, un gruppo di manifestanti si è staccato e ha cominciato a lanciare petardi contro il collega Fumagalli e il cameraman Davide Messineo, costringendoli alla fuga e inseguendoli nei campi circostanti la zona del carcere, braccandoli e continuando a lanciare contro di loro petardi e pietre”.
Il Cdr e il sindacato dei giornalisti della Rai sottolinea quanto sia “grave e pericoloso” che “a un giornalista venga impedito con la violenza di svolgere il proprio lavoro, ennesima dimostrazione dei rischi a cui gli operatori dell’informazione sono esposti ed ennesimo campanello d’allarme sulla minacciata libertà di informazione”.