I giornalisti Piero Sansonetti e Damiano Aliprandi sono stati condannati per aver diffamato gli ex magistrati Roberto Scarpinato e Guido Lo Forte. È questa la sentenza emessa dal giudice Camilla Cognetti del tribunale di Avezzano, foro competente visto che la querela per diffamazione riguardava alcuni articoli pubblicati sul quotidiano Il Dubbio, all’epoca diretto da Sansonetti, che era stampato in provincia di L’Aquila.

I due giornalisti sono stati condannati al pagamento di un’ammenda. Lo Forte e Scarpinato, rispettivamente ex procuratore capo di Messina ed ex procuratore generale di Palermo ora eletto senatore del Movimento 5 stelle, avevano querelato Sansonetti e Aliprandi per una serie di articoli in cui i due magistrati venivano praticamente accusati di aver “affossato” l’inchiesta Mafia e appalti. Si tratta di un’indagine dei carabinieri del Ros aperta nel 1991 sui legami economici tra Cosa nostra, l’imprenditoria e la politica, una sorta di costola siciliana di Tangentopoli. La storia di quell’inchiesta incrocia il periodo delle stragi di Capaci e di via d’Amelio. A Scarpinato e Lo Forte, che all’epoca erano sostituti procuratori a Palermo, viene sempre contestata la firma apposta sotto la richiesta di archiviazione di una parte di Mafia e Appalti, il 13 luglio del 1992, sei giorni prima dell’omicidio di Paolo Borsellino.

Ma quella era soltanto una costola dell’inchiesta, che venne riaperta poco dopo. A ricordarlo, poco tempo fa, è stato lo stesso Scarpinato deponendo a Caltanissetta come teste al processo sul depistaggio delle prime indagini su via d’Amelio. “L’archiviazione del luglio 1992? Non è l’archiviazione di mafia-appalti. Mafia-appalti continua anche dopo quella archiviazione, tant’è che il 5 settembre 1992 viene depositata la nuova informativa sulla Sirap e nel maggio 1993 vengono arrestati 25 personaggi, tra cui lo staff direttivo della Sirap, l’onorevole Lombardo e fu chiesta autorizzazione a procedere nei confronti dei Ministri – sono le parole del magistrato in aula – Quindi quella archiviazione non riguardava mafia-appalti, come spesso nella stampa si legge impropriamente, ma riguardava soltanto la posizione di alcuni soggetti per cui non erano stati aggiunti sufficienti elementi anche a causa di una grave anomalia istituzionale”. Nel corso della sua deposizione Scarpinato aveva ricordato la relazione della Procura di Palermo che, del giugno 1998, ricostruiva l’intera vicenda dell’inchiesta mafia-appalti”.

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