A Mediaset sono stati presentati ieri i successi della divisione digital dell’azienda, diretta da Pier Paolo Cervi. Crescita di video visti (media al giorno) dai 2.22 milioni del 2018 a 10.45 milioni del 2022 (crescita media annua 47%), c’è stato anche un incremento delle sottoscrizioni pay dai 517mila del 2019 a 1.013mila nel 2022. Dati importanti salutati con favore a Cologno Monzese anche dal vice presidente e amministratore delegato Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, che è apparso, a sorpresa, per commentare i dati, ma anche per rispondere a temi televisivi di più stretta attualità. Su tutti l’idea di riprendere, dopo 15 anni, la contro-programmazione contro il Festival di Sanremo 2023.
Perché fare contro-programmazione al Festival?
Credo la premessa iniziale sia quella che non faremo contro-programmazione, ma saremo la vera alternativa al Festival. Ci siamo mossi, dopo anni di disarmo assoluto. In realtà anni fa avevamo proposto delle alternative, poi c’è stata la crisi economica, la pandemia e altro. C’era sempre un buon motivo per risparmiare per una settimana e fare il salto la settimana dopo.
Poi cos’è successo?
Quest’anno abbiamo preso coraggio e abbiamo stimato cosa sarebbe successo se avessimo venduto agli investitori la settimana ‘normale’ di programmazione, durante il Festival. C’erano dei ricavi e non perdite. Così ci siamo mossi, il ragionamento è partito da questi dati.
Dal punto di vista editoriale però la scelta è stata quella di mantenere tutti i grandi titoli fissi della settimana. Perché?
Da editore ritengo sia sbagliato non dare una visione alternativa al pubblico italiano. Sanremo è la manifestazione più importante della Rai e anche la più vista. Creare una alternativa è la nostra idea di servizio pubblico e di concepire la tv. Se Sanremo fa 10 milioni di ascoltatori medi, parliamo di un sesto della popolazione italiana. E tutto il resto? Che fa?
Quindi cosa accadrà?
Diamo un’alternativa confermano i grandi titoli del prime time come Grande Fratello Vip, Le Iene, C’è Posta per Te e confermando tutti i programmi di approfondimento. Non ci sarà alcun cambiamento ai titoli dei nostri programmi, come ho letto da qualche parte, per non abbassare la media degli ascolti. Non ci aspettiamo chissà quali risultati, sia chiaro, ma ci saremo. Sia che facciamo il 5%, il 10% o il 15% va bene comunque. I nostri clienti lo hanno capito e anche i nostri protagonisti. Un plauso a Maria De Filippi che non ha voluto spostare – per preservare il suo show – C’è Posta per Te al venerdì, ma lasciarlo al sabato contro la Finale del Festival. ‘Perché cambiare una abitudine degli italiani?‘, ci siamo chiesti. Chapeau a Maria!
Però Radio Mediaset sarà schierata con una postazione a Sanremo. Quindi non ci sarà un embargo assoluto. Nemmeno per i contenitori del pomeriggio o nelle news?
Radio Mediaset c’è perché facciamo il nostro mestiere e la musica è il core business. Non c’è un diktat da parte nostra per i nostri contenitori, ma diciamo anche che, di certo, Sanremo non ha bisogno della nostra cassa di risonanza. Lo fa già abbastanza la Rai.
Zelensky dovrebbe essere presente alla Finale di Sanremo con un videomessaggio di qualche minuto, cosa ne pensa?
Capisco che il presidente di un Paese martoriato dalla guerra voglia far sentire la sua voce, siamo sempre vicini al popolo ucraino. Da editore non vorrei mettere becco su una questione così delicata. Certo, al posto loro sarei comunque in difficoltà. Da cittadino che pago il canone dico che mi turberebbe la presenza di Zelensky al Festival, non mi piace questa ricerca alla visibilità a tutti i costi. Ciò non toglie che il tema sia importantissimo e condividiamo le difficoltà di quel popolo. Ognuno la pensa a suo modo, io la penso così.
Però Zelensky è andato ad altre manifestazioni come i Golden Globes e la Mostra del cinema di Venezia. Perché no a Sanremo?
Perché c’è la guerra da un anno. Ci sono morti, la situazione è grave e lo scenario si è complicato. Stiamo parlando di una situazione assai più complicata, rispetto a quando è apparso in quelle manifestazioni.
Tornando a casa Mediaset, sia Fanpage che Dagospia hanno svelato dettagli sull’addio di Mammucari a Le Iene: un suo servizio, non andato in onda, sull’ipnosi. Qual è la verità?
Non ne ho la più pallida idea. La cosa non ci ha sconvolti perché era già previsto che Teo facesse Le Iene per un tempo limitato. In corsa è entrato Max Angioni che a me piace, è un ragazzo giovanissimo con una comicità spontanea e moderna. Sono contento di questa scelta.
A che punto è lo speciale dedicato a Mai dire gol?
L’abbiamo sempre in mente ma, al momento è difficile, realizzarlo solo per mettere assieme tutti i comici che hanno già impegni fissati. Confermiamo però i titoli di intrattenimento come Michelle Impossible, il nuovo show di Chiambretti, il serale di Amici e il ritorno di Temptation Island.
Dopo l’acquisizione di Zelig, quali sono i prossimi progetti?
Abbiamo acquisito marchio e produzioni. Abbiamo un ottimo rapporto con Gino e Michele. Vogliamo puntare a due appuntamenti in prima serata con Zelig da realizzare in due momenti diversi della stagione tv, inoltre pensiamo anche a degli spin-off in seconda serata su Italia Uno.