Un uomo ha deciso di fare causa a una donna che si è rifiutata di uscire con lui. Rovinandogli non solo la reputazione ma causandogli un trauma emotivo. Inizia tutto a Singapore quando, nel 2016, il signor K. Kawshigan conosce la signora Nora Tan. La conoscenza si trasforma subito in amicizia, anche se l’uomo vuole di più. Un interesse non corrisposto, che nel 2020 spinge la signora Tan a scegliere di diminuire il tempo passato insieme e fare chiarezza sulla natura del loro rapporto. La decisione non piace al signor Kawshigan, che arriva al punto di volerle fare causa per “danni monetari derivanti da negligente inflizione di stress emotivo e possibile diffamazione”.
La donna, vistasi minacciata, cerca di far ragionar l’amico. Kawshigan, però, le dà un ultimatum: approfondire la loro relazione “assecondando le sue richieste”, oppure subire “danni irrevocabili ai suoi sforzi personali e professionali”. La signora Tan cede e decide di andare in consulenza insieme all’amico. La cosa non funziona e dopo 18 mesi la donna avvia un procedimento per molestie nei confronti di Kawshigan, il quale a sua volta chiede un risarcimento nei propri confronti. Interrotto ogni tipo di contatto, l’uomo fa causa alla donna per 3 milioni di dollari presso l’Alta Corte. Il motivo? La donna gli ha causato “danni alla sua reputazione stellare e traumi, depressione e impatti nella sua vita”. Come se non bastasse, intenta poi una causa del valore di 22.000 dollari presso la corte dei magistrati perché la donna ha “violato” l’accordo di cercare di migliorare la loro relazione.
Le cose però non vanno come sperato. A gennaio di quest’anno il tribunale stabilisce che la seconda richiesta dell’uomo è “manifestamente infondata e priva di fondamento”. Il vice cancelliere della Corte di Stato fa sapere: “Considerato nel suo complesso, ritengo che la presente azione sia stata intenzionalmente avviata dal ricorrente con l’ulteriore scopo di vessare o opprimere la convenuta, obbligandola a difendere diverse richieste che fondamentalmente derivano dalla stessa matrice fattuale in sedi diverse”. E mette un punto alla vicenda: “Questo tribunale non sarà complice del suo calcolato tentativo di costringere all’impegno la convenuta che ha finalmente deciso di resistere alle sue minacce piuttosto che arrendersi e cedere alle sue richieste”.