Politica

Cospito, perché l’esibizione in aula di Donzelli è solo l’ultima ferita alla Costituzione antifascista

Hanno annunciato la “stretta” sulle intercettazioni, ma stanno operando per dare una “stretta” alla Costituzione. Bisogna dare atto alla destra radicale che ci governa di aver fatto di tutto per rendere pubbliche le intenzioni. Chi non lo ha capito o è sprovveduto o è un complice. L’esibizione in aula del deputato Giovanni Donzelli, imbeccato dal sottosegretario Andrea Delmastro istruttivo leggere le loro biografie, non sono state un oltraggio al Pd, ma una ferita alla Costituzione.

I due, di solida ascendenza neofascista, hanno usato carte riservate per minacciare gli oppositori, tutti gli oppositori, di qualsiasi natura e colore contestando il diritto a compiere le ispezioni in carcere, anzi insinuando il sospetto che si trattasse di amici di terroristi e mafiosi.

Naturalmente è stato facile ricordare ai due camerati il lungo elenco di candidati ed eletti, a livello nazionale e regionale, accusati di collusione, associazione mafiosa e reati di ogni natura. Per non parlare di quanti andavano in carcere a trovare il senatore Marcello Dell’Utri e gli “amici degli amici”, oppure di quel Vittorio Mangano che curava “rose e cavalli” nella villa di Arcore.

Al di là della facile ritorsione polemica resta la gravità di un atto di intimidazione compiuto nelle aule parlamentari e che non ha trovato risposta alcune da parte della presidente del Consiglio e parole imbarazzanti da parte del ministro Carlo Nordio. Qualche ora dopo, forse per distrarre l’attenzione dal gravissimo episodio, il Consiglio dei ministri ha approvato, tra gli applausi dei presenti, il disegno di legge sull’autonomia differenziata.

La destra meloniana, un tempo sostenitrice dell’unità nazionale, ha votato solo perché ha contrattato uno scambio con il presidenzialismo. Questo scambio, alla luce di quanto è accaduto, si colora di sfumature inquietanti, quasi peggiori di quelle ungheresi. Una qualsiasi ipotesi di repubblica presidenziale si fonda, infatti, sulla separazione dei poteri e sul preventivo rafforzamento dei poteri di controllo.

Esattamente il contrario di quanto sta accadendo da queste parti. Nel giro dei primi centro giorni è partita una dura offensiva contro l’autonomia del Parlamento, contro l’autonomia della giustizia e contro la libertà di informazione. Le aggressioni in aula contro i parlamentari di opposizione, la riforma delle intercettazioni, gli insulti contro i giudici che hanno indagato su mafia e corruzione, le querele bavaglio sparate dai ministri contro i cronisti sono altrettanti segnali della direzione intrapresa dal governo guidato dall’estrema destra.

L’annunciata stretta non sarà solo sulle intercettazioni, ma sulla Costituzione antifascista. Il vero obiettivo di chi non ha mai digerito la resistenza, la cacciata dei neri traditori della patria e la Costituzione repubblicana. Cosa altro dovranno dire e fare per convincere quelle “anime belle” che ancora predicano prudenza e fiduciosa attesa? La comunità di articolo 21 non attenderà la “stretta” in silenzio e il giorno 13 febbraio alle ore 8,30 dedicherà la sua riunione ai “110 anni dalla nascita di don Giuseppe Dossetti”: costituente, religioso e uomo mite che aveva nel cuore la Costituzione e il Vangelo, sempre in prima linea nella difesa della Carta fondamentale.

Ai dubbiosi e agli indifferenti dedichiamo queste sue parole: “La resistenza agli atti individuali e collettivi dei pubblici poteri che violino i diritti garantiti dalla presente Costituzione è diritto e dovere di ogni cittadino.”